Un corteo per ricordare “la battaglia di Palermo”, in cui persero la vita quattro manifestanti durante gli scontri di piazza con le forze dell’ordine. Sindacati, centro sociali e studenti insieme in una manifestazione per le strade di Palermo. 

Il corteo palermitano di questa mattina

Si è svolta questa mattina la manifestazione organizzata dalla Fillea e dalla Cgil di Palermo, assieme all’Anpi, al Centro Sociale Occupato Malaspina, all’Udu, alla Rete degli studenti e al Circolo Vella la manifestazione per ricordare l’8 luglio del 1960, giorno della battaglia di Palermo.  La mattinata è iniziata con la deposizione di una corona di fiori nella prima lapide, posta in via Maqueda all’altezza di via Spinuzza, poi il corteo fino a via del Celso, dove si trova la lapide dei caduti del luglio 1960.

Il racconto della battaglia

Durante gli scontri violenti che caratterizzarono quella giornata, quattro siciliani vennero uccisi dalle forze di polizia dello Stato italiano: un giovane fontaniere, Giuseppe Malleo, di soli 15 anni, Francesco Vella, operaio edile e sindacalista, Andrea Gangitano, operaio edile, e Rosa La Barbera, una donna di cinquantun anni colpita da un proiettile mentre stava chiudendo le persiane del suo balcone che si affacciava sul campo di battaglia.  “Le barricate alzate dai giovani scesi in strada a protestare vengono oggi ricordate principalmente per il loro carattere antifascista – dice  Giovanni Catronovo del Centro Sociale Occupato Malaspina -. Ma le proteste del luglio 1960 in Sicilia non vollero solo condannare le connivenze fra settori della Dc e il Msi, ma si saldarono alle lotte contro le condizioni materiali di miseria in cui versava l’isola. In Sicilia, lo sciopero si saldò con una forte mobilitazione sociale già in atto: si scendeva in piazza per il lavoro, per la terra e per il pane. E il sangue versato per la dignità del nostro popolo non va dimenticato”.

I protagonisti furono i giovani

Alla fine di marzo del 1960, il democristiano Fernando Tambroni viene incaricato dal presidente della Repubblica Gronchi di formare un governo provvisorio. Il suo governo poggia sui voti del Movimento sociale. Le manifestazioni contro il governo partono in tutta la penisola, seguite dalla repressione violenta della polizia. È il 30 giugno del 1960 quando le strade di Genova si trasformano in un teatro di guerriglia diffusa. Poi verranno Roma, Reggio Emilia, la Sicilia: a Palermo, Catania e Licata la protesta divampò; i morti saranno in tutto 6.  A Palermo protagonisti indiscussi di quella giornata furono i giovani, che si notavano per via delle caratteristiche magliette a strisce, indossate secondo la moda del momento. Scesero in piazza insieme a tantissimi edili, netturbini, disoccupati, lavoratori occasionali e in nero: tutti coloro che furono esclusi dal benessere del boom economico di quegli anni.

In tanti provarono a infangare la vicenda

“Quel momento di presa di coscienza spontanea si provò a infangarlo in tutti i modi. Si disse che la mafia aveva spinto i giovani delle borgate palermitane a scendere in piazza per distruggere tutto. I giornali, così come la classe dirigente di allora, compiansero pubblicamente le aiuole distrutte di via Libertà e non i morti. È importante che quelle giornate rimangano vive nella memoria e che il ricordo di questi caduti sia da esempio per tutti noi e ci spingano a lottare oggi per la dignità del nostro popolo”, conclude Castronovo.

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