L’Assemblea siciliana prova il blitz nell’ultimo giorno prima della pausa estiva: dopo aver votate le norme della cosiddetta finanziaria bis, a sorpresa i deputati hanno chiesto alla presidenza dell’Ars di mettere ai voti il disegno di legge, iscritto all’ordine del giorno da tempo, che reintroduce il voto diretto nelle ex Province, che era stato abrogato con la riforma che ha introdotto i Liberi consorzi e le città metropolitane i cui amministratori devono essere scelti con il voto di secondo livello.

E la norma passa con 32 sì su 47 votanti: fanno eccezione tutto il gruppo del Movimento 5 Stelle, due deputati di maggioranza che annunciano l’astensione (Pino Apprendi e Filippo Panarello) e soprattutto tre contrari, su tutti il presidente della Regione Rosario Crocetta. Assente dall’Aula al  momento del voto il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone.

“Dopo quattro anni e ben cinque leggi votate sulle province, viene finalmente scritta la parola fine su quello che è stato un vero mostro legislativo, ossia l’abolizione degli enti di area vasta, che ha creato danni, disservizi e confusione nel territorio siciliano”. Lo afferma Marco Falcone, capogruppo di Forza Italia all’Ars.

“Oggi restituiamo la parola ai cittadini. – aggiunge – Con l’approvazione del disegno di legge sull’elezione diretta degli organi di governo, presidenti e consiglieri, sia delle città metropolitane sia dei liberi consorzi, si ricrea omogeneità di trattamento e di partecipazione democratica, e si dà nuova
vivacità ad enti che devono essere la cerniera tra la Regione e i comuni. Con questa legge certifichiamo al tempo stesso la politica fallimentare del Pd, che sulla riforma ottenne l’improvvido sostegno dei 5 Stelle, anche nel settore degli enti locali”.

“La decisione del parlamento siciliano di approvare gli articoli della legge che ripristina l’elezione diretta a suffragio universale del sindaco metropolitano è una palese violazione della norma nazionale che ha avuto da parte della stessa Assemblea regionale il suggello di grande riforma economico sociale, da applicare anche in Sicilia”. Lo dice l’assessore regionale all’Agricoltura Antonello Cracolici.

“Pensare di riportare i cittadini al voto senza che si attenda un riordino della materia da parte dello stesso parlamento nazionale, rappresenta uno spot che servirà soltanto a fare propaganda elettorale. – aggiunge – E’ evidente che questa legge sarà inevitabilmente impugnata dal governo
nazionale, determinando un ulteriore condizione di caos sulle ex province che purtroppo sono già state oggetto in questi anni di una legislazione incerta e precaria”. “Illudersi di poter fare da soli in Sicilia, quello che ad oggi non è consentito dalla legge nazionale in tutta Italia, rappresenta – conclude – solo il richiamo ad un’autonomia malata che il centrodestra pensa a libero piacimento di potere applicare. E’ un grave errore politico di cui personalmente prendo radicalmente le distanze”.

“L’approvazione della norma sull’elezione dei sindaci Metropolitani inserita all’interno del ddl sulle ‘ex Province’ è stata uno scivolone dell’Aula. Questo
voto manifesta una visione distorta dell’Autonomia, nonché un atto di provincialismo politico e di accanimento inaccettabile nei confronti dell’attuale sindaco di Palermo”. Lo dicono Alice Anselmo e Giovanni Panepinto, presidente e vicepresidente del gruppo Pd all’Ars, a proposito del voto dell’Ars sulla norma
sulle ex Province.

“Dal momento dell’entrata in vigore della norma – aggiungono – scatteranno i commissariamenti nelle Città Metropolitane creando disagi alle amministrazioni locali ed ai cittadini”.

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