Continuano ancora sulla scia delle assoluzioni i processi sul presunto voto di scambio alle competizioni elettorali del 2017 a Termini Imerese, quando si aprirono le urne sia per le amministrative che per le elezioni regionali. Secondo quanto riporta il Giornale di Sicilia, il gup del tribunale di Termini Imerese, Valeria Gioeli, ha assolto Natalia Andaloro, 51 anni, presidente di seggio a Gangi, Giusi Ferraro, 50 anni, segretario si seggio nello stesso Comune delle madonie, Sergio Tucciarello, 44 anni, Mariano Mancuso, di 76 anni, Marco Pollaci, 29 anni, Mario Battaglia, 43 anni e Nicola Santovito, di 64 anni.

Un sistema per deviare il voto che crolla

L’inchiesta all’epoca partì perché secondo la Procura sarebbe stato messo in piedi un sistema che mirava a incanalare il voto e a condizionarlo. Sulla base delle indagini ci furono presunti scambi di favori in cambio di voti in occasione delle elezioni comunali di Termini Imerese. Si parlava di posti di lavoro in aziende, in supermercati, aiuti per superare esami universitari o l’ammissione alla selezione per la facoltà di Scienze Infermieristiche.

Lo scorso anno la prima ondata di assoluzioni

Non ci fu voto di scambio e questo lo mise nero su bianco il Gip del tribunale di Termini Imerese lo scorso anno al culmine della prima tranche3 del processo in ordinario. Gli assolti furono Toto Cordaro, assessore regionale del Territorio e dell’Ambiente della Regione Siciliana, Filippo Maria Tripoli, attuale sindaco di Bagheria, l’ex presidente della Regione Siciliana, Totò Cuffaro, e l’avvocato Vito Patanella. Solo 18 degli 87 indagati per voto di scambio vennero rinviati a giudizio. Uscirono dal procedimento anche Mario Caputo, fratello di Salvino attuale parlamentare di Forza Italia, e il deputato nazionale della Lega Alessandro Pagano.

Scagionato anche il deputato della Lega Alessandro Pagano

Erano tutti accusati di avere cercato di condizionare il voto comunale nel paese a 30 chilometri da Palermo e le elezioni regionali che si sono svolte nel 2017. A queste ultime consultazioni era candidato Mario Caputo, anche se – secondo la procura di Termini – il fratello Salvino, ex sindaco di Monreale e molto più noto come politico, avrebbe fatto credere di essere lui il candidato, per raccogliere più voti. Cosa che, secondo i magistrati dell’ufficio diretto da Ambrogio Cartosio, avrebbe costituito un inganno ai danni degli elettori, condizionando la loro libertà di voto. Tra i 18 rinviati a giudizio figurava infatti Salvino Caputo ma per un solo capo di imputazione per turbativa d’asta, l’ex sindaco di Termini Imerese Francesco Giunta, solo per il capo di imputazione di peculato per avere utilizzato l’auto dei vigili urbani.

 

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