- La tragedia alla clinica Triolo Zancla di Palermo, neonato morto e si scatena la rabbia
- I parenti del neonato hanno minacciato i sanitari e danneggiato alcuni ambienti
- Il presidente dell’Ordine dei Medici di Palermo ha chiesto un incontro urgente al Prefetto della città
- Troppe le aggressioni ai danni dei professionisti della sanità
Alla luce dell’ennesima aggressione contro medici e sanitari della Casa di cura Triolo Zancla di Palermo, il presidente dell’Ordine dei medici di Palermo Toti Amato, come membro della Federazione nazionale Fnomceo, ha chiesto un incontro urgente al Prefetto di Palermo per valutare insieme ai rappresentati di categoria interventi concreti che possano frenare un fenomeno che “non è più degno di un Paese civile”.
Atti di violenza contro i professionisti della sanità
“Trovare le soluzioni per frenare le violenze che accadono in tutte le aree di primo soccorso, dagli ospedali alle guardie mediche, è un’emergenza che si continua a sottovalutare. Ogni insulto, minaccia o violenza è un fatto gravissimo, puntualmente denunciato dai 106 ordini dei medici italiani, ma ci sono altrettanti casi meno eclatanti che segnalano un atto di violenza ogni tre giorni contro i professionisti della sanità. Non possono e non devono più passare inosservati”.
Servono vigilanza e misure di controllo
“Se ne parla da anni, è stata attivata una legge, le parole di solidarietà e di condanna si sprecano, ma ci si ricorda solo dopo l’ultima aggressione. Per restituire sicurezza e serenità a chi si spende ogni giorno per la salute di tutti servono azioni dure, vigilanza e misure di controllo”.
La solidarietà ai medici aggrediti
L’Omceo di Palermo insieme a tutti gli Ordini dei medici d’Italia sono vicini al direttore, ai colleghi e ai sanitari aggrediti della Casa di cura, ma accanto alla solidarietà i medici di Palermo “si augurano che il Prefetto, in sinergia con tutte le altre forze del territorio, trovi le risorse e i mezzi necessari per garantire la sicurezza delle condizioni di lavoro nelle strutture ospedaliere”.
Cos’è accaduto alla Triolo Zancla
Le forze dell’ordine presidiano la casa di cura Triolo Zancla danneggiata dai parenti di una giovane di 21 anni in gravidanza che domenica era stata portata in clinica per un controllo. Durante l’esame il medico si è accorto che il bimbo in grembo era morto.
Non appena la notizia è stata comunicata ai familiari alcuni parenti hanno fatto irruzione nella struttura sanitaria distruggendo arredi e l’ascensore e aggredendo anche due sanitari.
La tragedia e le denunce
Una denuncia per la nascita di un bambino morto, un’altra per atti di vandalismo e aggressione. Questo l’epilogo della tragedia che si è consumata alla clinica Triolo Zancla.
Dopo la diagnosi della morte del bimbo in grembo, arrivata domenica, il giorno successivo è stato effettuato il parto, ovviamente indotto, per l’espulsione del neonato senza vita. Secondo quanto ricostruito dal quotidiano “La Repubblica” la 21enne si sarebbe recata domenica in clinica per effettuare il tracciato di routine. Qui il medico si sarebbe accorto dell’assenza di battito. E’ stata quindi effettuata una successiva ecografia che ha confermato la tragedia. Con la donna c’erano diversi familiari e in particolare sarebbero stati il padre e lo zio del bambino ad essere andati su tutte le furie, distruggendo arredi, ascensore e aggredendo persino due dipendenti della clinica. Contro di loro è stata sporta denuncia per vandalismo e aggressione.
Le indagini della Procura
Nel frattempo la Procura ha aperto un’inchiesta sull’episodio in seguito alla denuncia a loro volta dei genitori del neonato. E’ stato stabilito di effettuare un’autopsia sul corpicino del piccolo per provare a capire quali siano state le cause del decesso. Il direttore sanitario della clinica, Luigi Triolo, a Repubblica ha spiegato: “E’ un feto arrivato morto. Gli esami di controllo erano tutti regolari: un evento non diagnosticabile”.
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