Mesi, anzi anni di attesa per vedere concretizzato un legittimo diritto, quello alla residenza anagrafica. Questo è il motivo che ha portato questa mattina in piazza i componenti di una quarantina di associazioni e comunità straniere, che hanno manifestato sotto la sede dell’Ufficio Anagrafe di piazza Giulio Cesare, a Palermo. Uno dei tanti disagi registrati dall’utenza, che già soffre per le lunghe code registrate nelle postazioni decentrate per l’emissione delle carte d’identità, ma che comporta notevoli difficoltà nella vita quotidiana, in particolare dei cittadini stranieri.
Quaranta associazioni in piazza
Il corteo, partito da piazza Giulio Cesare, si è poi spostato verso via Roma, per concludere la propria marcia presso la sede istituzionale del Comune di Palermo, in piazza Pretoria. Tra le richieste dei manifestanti vi è l’iscrizione anagrafica entro 2 giorni dalla richiesta, la presenza di mediatori culturali negli uffici comunali, il potenziamento del personale dedicato alle iscrizioni anagrafiche, più postazioni decentrate per tutti i cittadini. Una situazione di dissesto funzionale che però comporta disagi nella vita dei cittadini, in particolare di nazionalità straniera.
“L’iscrizione anagrafica è un accesso ai diritti fondamentali, quali il diritto alla salute, allo studio – commenta Rosa De Luca, avvocato -. Non possono godere di tutti i benefici economici che il Governo ha provveduto ad elargire. Senza questo, non possiamo fare accesso a qualunque progettualità. E’ un blocco importante”. E anche sul fronte della residenza fittizia le difficoltà non mancano. “A Palermo ci sono soltanto due indirizzi fittizzi, ovvero via Ciro Lupo e via Aldo Merilli, ma è molto difficile da un punto di vista burocratico. Per gli italiani le pratiche vanno avanti, per gli stranieri ho pratiche da due anni. Non abbiamo avuto un’interlocuzione con l’assessorato. Abbiamo inviato richieste di incontri in più occasioni, ma difatti non si è ancora concluso nulla”.
I disagi dei residenti stranieri
Disagi che, inevitabilmente, colpiscono maggiormente le comunità straniere. “Vi assicuro che prenotare un appuntamento online è impossibile. Sappiamo come funziona per il permesso di soggiorno. Per chiederlo serve la residenza. E chi non la possiede cosa deve fare? Per chiedere un cambio medico bisogna avere una residenza. E chi non la possiede che deve fare? Deve morire? – si chiede il presidente dell’associazione gambiana a Palermo -. Questo problema riguarda tutti. E noi siamo qui oggi per denunciare questa condizione”.
Qualcuno pensa addirittura di lasciare la città. “Senza residenza non posso richiedere la tessera sanitaria o fare lo SPID. Non mi sento un cittadino come gli altri. Sono stanco”. Ma, anche per lasciare Palermo, i problemi sono all’ordine del giorno. “Abbiamo problemi di residenza. E’ un problema fondamentale. Senza di essa, uno straniero non può fare nulla. Tutte le pratiche sono bloccate. Il paradosso è che non puoi tornare nemmeno al paese perchè non hai la carta d’identità. Non puoi rinnovare il permesso di soggiorno. Neanche puoi chiedere la luce per il tuo alloggio. Va peggio a chi va figli. Non puoi fare nulla”.
D’Orso: “Situazione inaccettabile, Comune intervenga”
Si attende dunque che il comitato di associazioni e comunità straniere possa avere un incontro con il Comune. Ma il problema resta, vista la totale carenza di personale all’interno degli uffici del capoluogo siciliano. Fatto su cui la deputata nazionale Valentina D’Orso ha chiesto un maggiore impegno all’Amministrazione guidata da Roberto Lagalla. “La situazione che si è determinata al servizio Anagrafe del Comune di Palermo, con tempi biblici per il rilascio di un certificato di residenza e l’impossibilità di fissare un appuntamento anche tramite le procedure online, è inaccettabile.
“Le notizie che arrivano dagli uffici di viale Lazio e dalle postazioni decentrare cittadine sono allarmanti, stiamo parlando del mancato rilascio di documenti necessari e propedeutici alla fruizione di diritti fondamentali garantiti dalla Costituzione, come il diritto alla salute o il diritto allo studio. Questo stato di cose – aggiunge la parlamentare – frena peraltro i processi di inclusione di fasce deboli di popolazione e migranti che, proprio per l’inadempienza dell’amministrazione comunale, restano odiosamente tagliati fuori dal godimento dei loro diritti“.
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