E’ stato presentato al premier Conte il piano per la ripartenza dell’Italia della task force di Vittorio Colao. Un piano che probabilmente non sarà attuato in toto ma che in parte diventerà legge. Le proposte della task force, infatti, non sono state firmate dall’intero gruppo chiamato al capezzale dell’Italia sofferente. ci sono distinguo e fra questi manca la firma dell’esperto indicato dal premier Conte.
Il piano è articolato e molto complesso e ci sono tante cose che potrebbero venire incontro agli italiani ma anche tante enunciazioni di semplici principi la cui applicabilità è tutta da vedere. Ci sono, poi, sanatoria mascherate da altisonanti termini inglesi che assomigliano fin troppo alle proposte leghiste e che proprio per questo rischiano di restare lettera morta.
Esclusa, almeno nelle idee della task force, la temuta patrimoniale ovvero la tassa sui conti correnti e sulle proprietà che lo Stato potrebbe imporre ai cittadini sulla carta più facoltosi colpendo di fatto il risparmio degli italiani con un prelievo forzoso. Ma una brutta sorpresa fra le proposte c’è: una tassa sui prelievi di contante al bancomat.
La tassa è nascosta alla voce “provvedimenti per limitare la circolazione del contante”. Di fatto si chiede all’Europa il permesso di ritirare le banconote da 500 e da 200 euro mandandole fuoricorso. L’ipotesi è quella, poi, di ridurre il limite di pagamento in contate a 500 euro ma applicare un anticipo fiscale ai prelievi, anticipo poi da conteggiare in dichiarazione dei redditi come avviene per le ritenute d’acconto. Non c’è una indicazione precisa ma ipotizzando che si applichi la norma attualmente in vigore per la ritenuta d’acconto prelevando 200 euro l’addebito sul conto sarebbe di 250. Certo sarebbero tasse da scaricare in dichiarazione come già pagate ma scoraggerebbe l’uso del contante e indirizzerebbe verso il pagamento bancomat anche per un semplice caffè con aggravio per i piccoli esercizi commerciali e grandi difficoltà soprattutto per gli anziani.
Questo balzello, inoltre, metterebbe in difficoltà serie i redditi bassi. In ogni caso non è detto che venga adottato così come tutte le altre proposte della task force Colao fra le quali ci sono, poi, come detto, sanatori e rinvio delle tasse.
Ecco quali sono le altre principali proposte del lungo documento:
– Rinviare il pagamento dell’imposte sui redditi di giugno-luglio. La proposta chiede di «differire (quanto meno per le imprese che lo richiedono) il pagamento del saldo delle imposte dovuto nel 2020 al suo ricevimento». Sul fronte fiscale viene chiesto di rendere più agevole la compensazione dei debiti con i crediti fiscali, anche con i crediti esigibili verso la Pubblica Amministrazione.
– «Avviare la riforma dei congedi parentali indennizzandoli almeno al 60%, individuando forme di supporto pubblico, per incentivarne l’utilizzo specie da parte maschile ed estendere i congedi di paternità a 15 giorni».
– Escludere il ‘contagio Covid-19 dalla responsabilità penale del datore di lavoro per le imprese non sanitarie e neutralizzare fiscalmente, in modo temporaneo, il costo di interventi organizzativi per l’adozione dei protocolli di sicurezza. Definire e adottare un codice etico per la Pubblica Amministrazione sullo smart working. Consentire (in deroga temporanea) il rinnovo dei contratti a tempo determinato in scadenza almeno per tutto il 2020.
– «Dare agevolazioni e defiscalizzazioni per le attività del 2020-2021, incentivando gli operatori ad aprire in modo da preservare sia l’avviamento sia l’occupazione, in particolare stagionale (ad es. defiscalizzazione contributiva in caso di assunzione, aumento delle agevolazioni rispetto agli extra costi dovuti alla sanificazione, incentivi alla riapertura)».
– Identificare chiaramente le infrastrutture «di interesse strategico» e creare un presidio di esecuzione che garantisca la rimozione di ostacoli alla loro realizzazione anche attraverso «leggi o protocolli nazionali di realizzazione non opponibili da enti locali». Lo scopo è trasformare le reti infrastrutturali energetiche o di Tlc o l’ambiente in un ‘volano’ di rilancio. La pianificazione di tali infrastrutture dovrebbe avvenire attraverso una unità di presidio presso la Presidenza del Consiglio.
– Semplificare l’applicazione del codice degli appalti ai progetti di natura infrastrutturale applicando alle infrastrutture «di interesse strategico» le Direttive europee e, parallelamente, rivedere la normativa in un nuovo codice, basato sui principi delle Direttive europee.
– Lanciare un Piano nazionale per l’apertura di nidi (0-3 anni). Nello specifico, si propone di estendere l’offerta raggiungendo «in 3 anni il 60% dei bambini ed eliminando le differenze territoriali tra Centro, Nord e Mezzogiorno. Attualmente la disponibilità di nidi è ancora bassa (25%) e fortemente sperequata sul territorio. I bambini del Sud in pochissimi (10%) hanno l’opportunità di frequentare il nido ed è proprio al Sud che la fecondità è ormai più bassa». «Il nido è un servizio educativo a cui devono poter accedere tutti i bambini senza differenze». Si chiede inoltre un’organizzazione dei servizi «con orari flessibili e aperture anche nei giorni festivi in modo da garantirne la dovuta flessibilità nell’utilizzo».
– Incentivare il reinsediamento in Italia di attività ad alto valore aggiunto e/o produttive con l’obiettivo di rafforzare il sistema Paese e la competitività.
– Ci sono anche due proposte di sanatoria. La prima è per l’emersione del lavoro nero che, sulla scorta del decreto Rilancio preveda l’emersione del lavoro irregolare in alcuni settori ma anche un mix di premialità (riduzione della contribuzione), paletti (dichiarazione di assenza di lavoro nero) e sanzioni (in caso di dichiarazioni del falso). Una seconda Voluntary Disclosure riguarderebbe l’emersione e la regolarizzazione del contate derivante da redditi non dichiarati con il pagamento di un’imposta sostitutiva e l’obbligo di investimento di una parte dell’ammontare (40-60%) per 5 anni in strumenti di supporto del Paese.
– Incentivare la riqualificazione dei lavoratori e dei disoccupati attraverso fondi specializzati. In particolare, si indica di prevedere a questo fine incentivi alle imprese (ad esempio defiscalizzazione di spese di formazione, riduzione del cuneo), incentivi ai lavoratori, utilizzo di programmi formativi di qualità e un sistema di valutazione della qualita’ dei programmi di formazione.
– Lanciare un programma didattico sperimentale per colmare il gap di competenze e skill critiche (capacità digitali, problem-solving, finanziarie di base) che vede l’Italia al 26/o posto in Europa su 28 Paesi per le competenze digitali della popolazione. Il sistema formativo tradizionale, si legge, «presenta lacune significative per quanto riguarda le competenze innovative». Ad esempio, solo il 20% degli insegnanti ha effettuato corsi formativi in materia di alfabetizzazione digitale e il 24 % delle scuole manca ancora di corsi di programmazione.
– Negoziare un’estensione delle concessioni equilibrata e condizionata ad un Piano di investimenti espliciti e vincolanti nei settori delle autostrade, del gas, geotermico e idroelettrico: tali azioni dovranno inoltre essere «coerenti con le macro-direttive del Green Deal europeo».
– Un contributo di libertà, vale a dire una un contributo «pubblico tipo reddito di Emergenza e/o Cittadinanza che garantisca loro un supporto iniziale, da destinare a spese di sussistenza, alloggio, mobilio, salute, educazione e socializzazione dei figli, corsi professionali, vita autonoma» per le donne vittima di violenza.
– Superare la ‘burocrazia difensiva’, legando la responsabilità dei dirigenti pubblici ai soli risultati della gestione, e prevedere per l’eventuale danno erariale un premio assicurativo pagato dall’amministrazione di appartenenza. Il Piano Colao prevede anche altre misure anti-burocrazia come l’ampliamento degli ambiti di autocertificazione e dei meccanismi di silenzio assenso, accompagnato da certezza dei tempi e da maggiori controlli.
– Concedere voucher per sostenere l’accesso alla banda larga delle fasce meno abbienti della popolazione, focalizzato sulla migliore tecnologia disponibile localmente e differenziato tra fibra e altre tecnologia. Si consiglia di prevedere «la necessità di banda ultra-larga domestica si scontrerà con la difficile situazione economica di molte famiglie, che potrebbero non essere in grado di sostenerne i relativi costi».
– «Creare poli di eccellenza scientifica internazionale differenziando le università al loro interno sulla base della pluralità di ‘missioni’ e del diverso grado di qualità della ricerca delle loro strutture interne». Tra le azioni suggerite c’è quella di incentivare, da parte del ministero, «le università piccole o mono-disciplinari a specializzarsi in una particolare combinazione delle diverse funzioni oggi svolte: formazione di base, formazione specialistica e dottorale, ricerca pura, ricerca applicata e terza missione, partecipazione a network internazionali, contributo allo sviluppo territoriale, ecc».
– Più welfare aziendale, per aiutare la genitorialità attraverso la completa detassazione e la decontribuzione delle somme erogate per questo obiettivo. Si propone anche di alzare il «limite di deducibilità fiscale del 5×1000 del costo di lavoro e della deducibilità delle somme destinate a questo tipo di interventi, come ad esempio nei nidi ed asili aziendali, anche in assenza di regolamento aziendale. Le risorse così liberate potrebbero essere utilizzate per bonus baby sitter, rette asili nido privati, rette per campi estivi e dovrebbero essere mantenute a regime».
– Accelerare lo sviluppo delle reti 5G anche prevedendo di escludere l’opponibilità locale quando protocolli nazionali sono rispettati.
– La necessità di applicare la telemedicina non solo per Covid ma per garantire cura a tutti i pazienti. L’obiettivo è favorire una digital health nazionale, rendendo possibili televisite, teleconsulti e anche una gestione amministrativa dei pagamenti a distanza. Parallelamente viene chiesto di sviluppare un sistema di monitoraggio sanitario, basato sulla Tessera Sanitaria, che consenta di alimentare le banche dati, dalle cause di morti, alla condivisione dei ricoveri ospedalieri.
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