A un mese dall’inizio delle lezioni la scuola ad Ustica ha ancora le sezioni dell’infanzia chiusa, mentre i plessi della secondaria di primo e secondo grado hanno ancora l’orario ridotto. Protestano i residenti che in queste condizioni vedono venir meno un diritto, quello allo studio: “Non è più tollerabile essere trattati da cittadini di serie B, – dicono i genitori degli alunni – non è più tollerabile che alle alunne e agli alunni venga negato il diritto allo studio”.

I passi del consiglio comunale

Il consiglio comunale ha approvato all’unanimità un documento in cui si sollecita l’istituzione di una legge ad hoc. “A partire da oggi le famiglie – aggiungono i genitori – sono in stato di agitazione permanente finché non verranno trovate soluzioni definitive. Non vogliamo abbandonare la nostra isola. Non costringeteci a farlo”.

Le difficoltà

Ustica è una piccola isola a 36 miglia a nord/ovest da Palermo. La scuola, frequentata da 120 alunne e alunni, dalla materna al superiore, è ormai da anni in grave stato di difficoltà, in costante assenza di personale scolastico, docente e non docente, di ruolo e nell’impossibilità di reperire personale stabile disposto ad affrontare le condizioni connesse all’insularità. Quest’anno, quello che era un istituto comprensivo è stato accorpato ad una grande scuola di Palermo. Questo nuovo status, dovuto ad una logica dei numeri, ha aggiunto difficoltà alle difficoltà con il risultato che, ancora dopo un mese dall’inizio dell’anno scolastico, alcuni plessi sono chiusi ed altri funzionano per poche ore al giorno. In una piccola comunità con una situazione di estremo isolamento geografico è evidente come la scuola sia un polo per lo sviluppo sociale e culturale che deve essere garantito da politiche serie e attente.

Le richieste delle famiglie

Le famiglie vogliono fare sentire la loro voce e si dicono stanche di dover sempre subire “soluzioni tampone”. In questi giorni è stata avanzata una vera e propria piattaforma rivendicativa a tutti gli enti preposti in cui si chiede continuità didattica con personale stabile per almeno 3 anni, autonomia dell’istituzione scolastica, organico funzionale aggiuntivo e fondi di istituto proporzionati ai costi aggiuntivi della gestione di scuole in zone disagiate.

 

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