Nessuno ha dimenticato Padre Pino Puglisi, e sono in tanti oggi a volerlo ricordare.

“Il 15 settembre del 1993 Padre Pino Puglisi veniva barbaramente ucciso per mano di Cosa nostra proprio nel giorno del suo 56esimo compleanno. Un uomo che dedicò la sua vita per il prossimo, un educatore che trasmetteva i valori evangelici, occupandosi del sociale”.

Lo dichiarano i parlamentari del MoVimento 5 Stelle della commissione Antimafia della Camera. “Padre Pino Puglisi, proclamato beato, è stato il primo martire della Chiesa ucciso dalla mafia. E nonostante Cosa nostra abbia privato la comunità di una persona di valore come lui, il suo ricordo ci accompagna, nel portare avanti i suoi insegnamenti per una società migliore, libera dalle mafie e dalla corruzione”, concludono.

“Era il 15 settembre 1993. Veniva ucciso da Cosa Nostra il parroco di Brancaccio, quartiere tristemente famoso a Palermo per essere stato il feudo prima dei Contorno e poi dei Graviano. L’allora Cardinale di Palermo spiegò la morte di don Pino in maniera semplice e drammaticamente vera: “…era uno che faceva il suo dovere”. Con queste parole il presidente della Commissione Antimafia Nicola Morra ricorda don Puglisi.

“Se tutti, preti e non, laici e credenti, atei e devoti, facessimo il nostro dovere di esseri umani e cittadini, la mafia sarebbe solo oggetto di film di fantascienza, anche di pessimo gusto. Se tutti facessimo il nostro dovere….”, conclude Morra.

Il 25 maggio 2013, sul prato del Foro Italico di Palermo, davanti a una folla di circa centomila fedeli, Padre Pino Puglisi è stato proclamato beato. La celebrazione è stata presieduta dall’allora arcivescovo di Palermo, cardinale Paolo Romeo, mentre a leggere la lettera apostolica con cui si compie il rito della beatificazione è stato il cardinale Salvatore De Giorgi, delegato da papa Francesco. È stato il primo martire della Chiesa ucciso dalla mafia.

Di lui Papa Francesco ha detto: “Don Puglisi è stato un sacerdote esemplare, dedito specialmente alla pastorale giovanile. Educando i ragazzi secondo il Vangelo vissuto li sottraeva alla malavita e così questa ha cercato di sconfiggerlo uccidendolo. In realtà però è lui che ha vinto con Cristo risorto“.

Il 19 giugno 1997 venne arrestato a Palermo il latitante Salvatore Grigoli, accusato di diversi omicidi, tra cui quello di don Pino Puglisi. Poco dopo l’arresto, Grigoli cominciò a collaborare con la giustizia, confessando 46 omicidi, compreso quello di padre Puglisi. Grigoli, che era insieme ad un altro killer, Gaspare Spatuzza, disse che aveva sparato al sacerdote, che cercava di sottrarre i giovani al gioco del potere mafioso, un colpo alla nuca. Dopo l’arresto Grigoli raccontò le ultime parole di don Pino prima di essere ucciso: un sorriso e poi un criptico “me lo aspettavo”.

Mandanti dell’omicidio furono i capimafia Filippo e Giuseppe Graviano, arrestati il 26 gennaio 1994. Giuseppe Graviano venne condannato all’ergastolo per l’uccisione di don Puglisi il 5 ottobre 1999. Il fratello Filippo, dopo l’assoluzione in primo grado, venne condannato in appello all’ergastolo il 19 febbraio 2001. Furono condannati all’ergastolo dalla Corte d’assise di Palermo anche Gaspare Spatuzza, Nino Mangano, Cosimo Lo Nigro e Luigi Giacalone, gli altri componenti del commando che aspettò sotto casa il prete.

La tomba del Beato Pino Puglisi si trova alla cattedrale di Palermo, dove migliaia di persone, ogni anno, si recano a rendergli omaggio.

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