La fine dell’emergenza e delle restrizioni determinate dai decreti di distanziamento sociale non sembrano vicinissimi ma già si ragiona sulla ripresa. E sarà una ripresa scaglionata quella che appare all’orizzonte dei ragionamenti del Governo Italiano. E sarà una ripresa delle attività lenta.
Il nuovo blocco di due settimane fino al prossimo 3 aprile verrà certamente prorogato anche se ancora non c’è una conferma ufficiale, e durerà fino al 18 aprile. Soltanto dopo si comincerà realmente a discutere dei criteri per la riapertura progressiva. La condizione necessaria è l’indice di contagiosità inferiore a 1 (cioè quando le statistiche diranno che un positivo infetta meno di una persona). Ma anche dopo, occorrerà mantenere alcune limitazioni utili ad impedire che la circolazione degli asintomatici possa far risalire il numero dei positivi. Ecco perché già pare chiaro che gli ultimi a riaprire saranno i locali dove maggiore è la possibilità per le persone di stare a stretto contatto come discoteche, i bar, i ristoranti, i cinema e i teatri. I primi invece a riprendere l’attività dovrebbero essere gli imprenditori che fanno parte della filiera alimentare e farmaceutica.
Tutto chiuso per Pasqua e niente viaggi a tempo indeterminato
Le indicazioni del Comitato tecnico Scientifico che supporta Conte sembrano già chiare e scontate. Le festività pasquali “dovranno essere all’insegna della distanza”. Si manterranno quindi tutti i divieti di spostamento e saranno intensificati i controlli necessari ad impedire di uscire da casa e rimanere fuori più del tempo indispensabile per fare la spesa o andare in farmacia. Unica deroga consentita: portare il cane a fare i bisogni in un giro del palazzo.
Dopo il 18 aprile si valuterà quando e come riaprire tutto il resto. Comunque vadano i dati, per il ritorno alla normalità serviranno settimane. È possibile che si consenta la riapertura di qualche negozio, ma dovrà sempre essere rispettata la distanza di un metro, così come la regola di entrare uno alla volta a meno che non si tratti di grandi spazi. Sospesi fino a data da destinarsi anche gli eventi pubblici dove risulta impossibile controllare il rispetto della distanza tra le persone. E tanto basta a comprendere quanto sia difficile la scelta sul ritorno a scuola dei ragazzi.
Intanto la nuova ordinanza emanata ieri stringe le maglie rispetto ai connazionali che devono rientrare dall’estero. E questo segna un allungamento dei tempi che ci vorranno per consentire la libera circolazione tra gli Stati. Chi rientra in Italia deve infatti “andare in quarantena e all’atto dell’imbarco su aerei o navi (con la mascherina) compilare l’autocertificazione per indicare l’indirizzo dove starà in isolamento. In caso di insorgenza di sintomi Covid-19, “c’è l’obbligo di segnalazione con tempestività all’Autorità sanitarie”. Le stesse regole valgono per chi torna con mezzi propri: quarantena e obbligo di indicare alle ASP l’indirizzo dove si andrà a stare. Se non si ha la possibilità di effettuare la quarantena in quel domicilio (ad esempio se nell’abitazione non ci sono stanze dove rimanere in isolamento) la Protezione civile indicherà il luogo dove il cittadino dovrà trascorrere, a proprie spese, i 14 giorni.
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