E’ di 8 arresti il bilancio dell’operazione dei carabinieri denominata Fast food su un traffico di droga tra Catania e Ragusa. Le misure cautelare sono state emesse dal Gip del Tribunale di Ragusa: sono due le persone in carcere, 6 ai domiciliari, 4 gli avvisi di garanzia, ed un obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.
L’indagine
L’indagine, iniziata nel 2019 ha permesso ai carabinieri di ricostruire una fitta ed articolata rete di spaccio che estendeva i propri tentacoli sull’intero capoluogo ragusano coinvolgendo nella propria organizzazione giovani del posto che si occupavano sia dell’acquisto di ingenti quantità di marijuana (mai inferiori al chilogrammo) sulla piazza catanese che della rivendita al dettaglio sulla città di Ragusa.
Il modus operandi
A dispetto della giovane età gli arrestati, tutti compresi tra i 20 e i 30 anni con la sola eccezione di un 45anne, avevano ideato un semplice quanto efficace sistema di trasporto e stoccaggio dello stupefacente e un altrettanto brillante rete di distribuzione al dettaglio. La droga infatti veniva a trasportata da fuori provincia a bordo di autovetture noleggiate allo scopo e che si muovevano con il sistema delle “staffette” tramite il quale si riuscivano ad intercettare pattuglie delle forze dell’ordine eventualmente presenti sulla strada del rientro.
Lo stoccaggio
Una volta a Ragusa le confezioni di “erba” venivano stoccate nell’abitazione del principale indagato il quale a sua volta le rivendeva, non meno di 100 grammi alla volta, ad altre persone che si prestavano a fare da intermediari nella rivendita in cambio di poche centinaia di euro per il disturbo. Soprattutto in una prima fase dell’indagine si è appurato come gli spacciatori erano soliti incontrarsi con i propri clienti (in alcuni casi anche minorenni) nei pressi di un noto fast food, da qui il nome dell’operazione.
Spaccio con moglie e figlia
Secondo i carabinieri, il principale ideatore della rete di spaccio, per consegnare la droga a domicilio, viaggiava sempre in compagnia della moglie e della figlia piccola “allo scopo di apparire ad un eventuale controllo come una famiglia normale. Con questo escamotage è riuscito per molti mesi ad evitare che la propria abitazione fosse individuata dagli inquirenti e di ciò in più occasioni si vantava con i propri sodali” spiegano dal comando provinciale di Ragusa.
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