E’ tra le province italiane con il maggior numero di incidenti sul lavoro in proporzione alla percentuale di popolazione lavorativa. Questa la situazione nel Ragusano secondo  l’Osservatorio sicurezza sul lavoro Vega Engineering di Mestre che ha condotto uno studio su scala nazionale.

Le province con tassi di mortalità più alti

Non è in testa alla classifica, davanti alla provincia siciliana, infatti la maglia nera spetta a Campobasso che rispetto ad un indice di incidenza medio di 27,1 (Im=Indice incidenza medio pari a 27,1 morti ogni milione di lavoratori) fa registrare un dato che è più di quattro volte superiore: 119,9. Seguono: Isernia (98), Ascoli Piceno (87,7), Pescara (75,1), Caserta (64,6), Verbano Cusio Ossola (63,1), Ragusa (62,1), Lecce (58,3), Aosta (55,6), Piacenza (55,1), Alessandria (55), Taranto (53,9), L’Aquila (53,4), Benevento (52,6), Vibo Valentia (52,4).

I numeri sugli incidenti

Il totale degli infortuni mortali registrati in occasione di lavoro da gennaio ad agosto 2021 è di 620 vittime.

E’ Roma a far rilevare il dato peggiore con 39 vittime (8 vittime in più dello scorso anno). Seguono: Napoli (32, dato invariato rispetto al 2020), Torino (24 – erano 26), Brescia (20 – erano 30), Milano (20 – erano 32), Bari (17 – erano 12), Caserta (16 – sono dieci vittime in più rispetto al 2020), Salerno (16 – erano 10 a fine agosto del 2020); Bologna (15 – erano 9), Lecce (13- erano 5); (Cuneo 12 – erano 11), Perugia (11 – erano 6), Verona (11 – erano 12), Bergamo (10 – erano 37 a fine agosto 2020).

“L’indice di rischio”

“Si tratta di una rilevazione preziosa – spiega il presidente dell’Osservatorio mestrino, Mauro Rossato  – perché consente di definire profondamente forme e contenuti del dramma delle morti sul lavoro. Fornisce, infatti, un reale e concreto indice di rischio di infortunio mortale rispetto alla popolazione lavorativa. E così ad indossare la maglia nera non sono più le province che dominano la classifica dei numeri assoluti. Ma sono altre”.

“Quelle che, nonostante il minor numero di vittime, si rivelano invece essere quelle in cui il rischio di mortalità rispetto alla popolazione lavorativa risulta essere più elevato. Come a suggerire che in queste province si potrebbe intervenire in modo maggiormente efficace sul fronte della sicurezza sul lavoro, della prevenzione e della formazione”.

 

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