• La guardia costiera, dopo l’ispezione, ha dato il via libera
  • La nave della ong era in stato di fermo amministrativo nel porto di Ragusa dallo scorso 16 aprile
  • Minardo, segretario regionale della Lega, ha predisposto un’interrogazione al ministro dell’Interno

La Open Arms può tornare in mare. Gli ispettori della guardia costiera sono tornati a bordo nella giornata di ieri e, dopo aver verificato che erano state rettificate le carenze riscontrate durante l’ispezione di oltre due mesi fa, hanno dissequestrato la nave che potrà ora lasciare il porto di Pozzallo.

Lo sblocco della situazione, sottolinea la guardia costiera, è stato possibile anche grazie al dialogo costante tra il comando generale e la Spagna, stato di bandiera della Open Arms.

La nave della ong catalana era sottoposta a provvedimento di fermo amministrativo nel porto del centro in provincia di Ragusa, dallo scorso 16 aprile a seguito di un’ispezione in cui erano state rilevate delle gravi carenze in materia di sicurezza della navigazione.

La Lega chiede chiarezza sul dissequestro

“Chiarezza sul dissequestro della Open Arms. Ho predisposto un’interrogazione al Ministro dell’Interno, Lamorgese, per conoscere i dettagli dell’ispezione che ha ufficializzato il superamento delle gravi carenze della nave della ong catalana sottoposta al fermo amministrativo nel porto di Pozzallo. Criticità sia per la sicurezza della navigazione sia per la tutela dell’ambiente marino”. Così il deputato Nino Minardo, segretario regionale Lega Sicilia.

Il 15 settembre inizierà processo a Salvini su Open Arms

A metà aprile, il leader della Lega Matteo Salvini è stato rinviato a giudizio per sequestro di persona e rifiuto di atti di ufficio per aver impedito, secondo la procura, illecitamente alla Open Arms di attraccare a Lampedusa con 147 migranti. Il processo comincerà il 15 settembre davanti ai giudici della seconda sezione penale del tribunale di Palermo. La procura del capoluogo siciliano aveva chiesto il rinvio a giudizio del senatore.

Il caso Open Arms venne sbloccato dall’intervento della procura di Agrigento che, dopo avere accertato con un ispezione a bordo le gravi condizioni di disagio fisico e psichico dei profughi trattenuti sull’imbarcazione, ne ordinò lo sbarco a Lampedusa. Per giorni i profughi rimasero davanti alle coste dell’isola.