Ha accoltellato un amico per dei contrasti personali Mohamed H’Naien, 40 anni, tunisino, bracciante agricolo residente a Pachino, nella zona sud del Siracusano, che è stato arrestato dalla polizia. E’ accusato di lesioni personali gravi il nordafricano che, come disposto dalla Procura è stato accompagnato nel carcere di Noto, mentre si trova in ospedale la vittima, un connazionale di 44 anni, raggiunto da diversi fendenti. Non sarebbe in pericolo di vita ma le sue condizioni sono serie mentre, in merito alla ricostruzione dell’aggressione, gli agenti del commissariato di Pachino hanno scoperto che l’aggressione è avvenuta intorno a mezzanotte in prossimità di via Ferrucci, anzi, dalle informazioni fornite dalla Questura di Siracusa, i poliziotti sono intervenuti in tempo, evitando conseguenze drammatiche.

Oltre una settimana e mezzo fa, sempre nel Siracusano, ad Avola la polizia ha arrestato con l’accusa di tentato omicidio Sebastiano Di Pietro, 30 anni, avolese, autore, secondo gli inquirenti dell’accoltellamento dell’ex cognato, che si trovava a cena la sera del 4 giugno in un ristorante.  A quanto pare, i due avrebbero avuto una discussione al telefono e con il passare dei minuti i toni sono diventati incandescenti, fino a quando il trentenne avrebbe deciso di incontrarlo. Nel corso dell’interrogatorio davanti al gip di Siracusa, il trentenne, difeso dall’avvocato Natale Vaccarisi, ha ammesso i fatti contestati, chiarendo alcuni punti. Tra questi, c’è la circostanza che prima di infliggere i fendenti in prossimità di un ristorante, dove la vittima stava cenando, il trentenne sarebbe stato colpito da uno schiaffo dall’ex cognato.Un colpo che lo avrebbe scaraventato sull’asfalto,  facendogli perdere anche gli occhiali: a quel punto, sempre secondo la ricostruzione della difesa, Di Pietro, che soffre di miopia, avrebbe afferrato il coltello nella sua disponibilità infliggendo dei fendenti “alla cieca”. Insomma, avrebbe reagito commettendo un errore, come ha precisato al gip del tribunale. Inoltre, il trentenne, dopo l’aggressione, come ha riferito nella sua deposizione, sarebbe scappato in preda dal panico, trovando rifugio nella casa di un familiare per poi disfarsi del coltello che porterebbe sempre con se.

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