La rottura tra sindacato e direzione del carcere di Augusta sembra ormai insanabile e così le organizzazioni che rappresentano gli agenti di Polizia penitenziaria hanno deciso di proclamare una manifestazione. L’appuntamento, organizzato da Uspp, Fns Cisl, Sippe-Sinappe e Cnpp, è per il 26  giugno davanti all’ingresso del penitenziario, in contrada Ippolito.  Tra i punti chiave della protesta i turni di lavoro indicati in un protocollo di intesa locale (PIL) fortemente contestati da queste sigle sindacali.

“C’è un forte stress lavorativo – spiegano Michele Pedone (Uspp) Fabio D’Amico (Fns Cisl) Sebastiano Bongiovanni (Sippe-Sinappe) e Francesco Tuzza (Cnpp) – a causa di turni pesanti, carichi di lavoro esagerati (due e a volte anche tre posti di servizio da ricoprire nel turno) . Nondimeno, segnaliamo la carenza endemica di personale ( ruolo agenti /assistenti, ruolo sovrintendenti e ispettori ) ha messo in ginocchio l’istituto che, in alcune giornate, soprattutto dei turni serali e notturni, resta per ore ed ore con un numero di unità che non soddisfano neanche la copertura dei minimi livelli di sicurezza”.

Secondo i rappresentati di queste sigle, “il protocollo d’intesa locale disciplina un’organizzazione del lavoro che viola il contratto delle forze di Polizia e l’accordo nazionale quadro. Inoltre, questo accordo doveva essere concluso con il consenso del maggior numero possibile delle organizzazione interessate, cosa che non è avvenuta” e nelle settimane scorse avevano preannunciato l’ipotesi di presentare un esposto in Procura.

Ed il proprio legale, in documento aveva sollevato alcune questioni “L’articolazione dell’orario di servizio, con particolare – si legge nella lettera dell’avvocato Maurizio Papa –  riferimento alla anomala ed inspiegabile fissazione degli orari di inizio e fine turno, costituisce il punto maggiormente problematico. Per svariati motivi, l’applicazione dell’articolo 3 deve essere immediatamente sospesa, in quanto viola diversi istituti giuridici sia dal punto di vista giuridico che economico. Il persistere di tale regolamentazione può comportare l’insorgere di vertenze da parte degli interessati”. Inoltre, “la sospensione della piena attuazione del PIL si ritiene opportuna anche alla luce della attuale situazione emergenziale, che ha comportato un aumento dei carichi di lavoro e dei servizi, sicuramente non prevedibile al momento dell’approvazione del PIL medesimo”.