- Tutto fermo sulla pratiche relative al riconoscimento dell’area di crisi industriale
- La denuncia è del deputato Ars di Italia Viva Giovanni Cafeo
- Ritardi anche per le Zes
La firma del protocollo per l’istituzione dell’area di crisi industriale del Polo industriale di Siracusa risale al 18 maggio “ma sembra che non ci sia troppa fretta per procedere alle successive azioni” denuncia il parlamentare regionale di Italia Viva, Giovanni Cafeo.
Cosa prevede il protocollo
Questa intesa, sottoscritta da 11 Comuni e dalle principali aziende del Polo petrolchimico di Priolo, è stata sottoscritta allo scopo di intercettare finanziamenti pubblici, nazionali ed europei, per il processo di rilancio della zona industriale attraverso le bonifiche e la riconversione energetica.
“Basta perdere tempo”
L’area industriale siracusana, che ha dentro colossi come Lukoil, Eni, Sasol e Sonatrach, è in piena crisi economica e la prova sta nella Cassa integrazione per il personale delle raffinerie Isab. “Non possiamo permetterci ulteriori perdite di tempo, perché la crisi industriale non aspetta i tempi comodi della politica – ribadisce Cafeo – e soprattutto imprese e cittadini hanno ben chiara la differenza tra le cerimonie mediatiche a favore di telecamere e l’effettivo operato in favore dello sviluppo e del mantenimento dell’occupazione nel territorio”.
Ritardi anche per le Zes
E poi c’è la questione delle Zes, Zone economiche speciali, per cui sono previste, per le aree che vi rientrano, agevolazioni fiscali e semplificazioni amministrative in favore delle aziende, “già operative o di nuovo insediamento” . Pure in questo caso, il deputato all’Ars di Italia Viva denuncia ritardi.
“Il ritardo – dice il parlamentare regionale di Italia Viva, Giovanni Cafeo – nell’incentivare gli investimenti in Sicilia viene purtroppo certificato anche dalla situazione riguardante le ZES, ancora in attesa della nomina dei commissari da parte del Governo nazionale anche per la richiesta da parte della regione Siciliana alla Ministra Carfagna di prendere altro tempo . Non possono essere l’incapacità amministrativa o peggio le beghe politiche a fermare lo sviluppo in Sicilia”
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