“Io giro sempre col mio zaino, faccio… ho preso pure il passaporto… perché non si sa mai arriva una telefonata… stanno venendo a prenderti, vado direttamente a Catania all’aeroporto… c’ho tutto per le cose per le banche,
eccetera… eccetera… sono pronto a scappare… ad espatriare…”.
E’ un’intercettazione della Guardia di finanza di Siracusa che ha condotto l’inchiesta per bancarotta fraudolenta, denominata Gold Trash, che ha portato all’arresto di un noto gruppo imprenditoriale siracusano, capace per oltre 3 decenni, di gestire il servizio di raccolta dei rifiuti a Siracusa. Sono ai domiciliari Giulio Dessena Quercioli, Alberto Giardina, Antonio Antonuccio, Cesare Quercioli Dessena, e Pietro Luigi Galimberti, obbligo di dimora per Diego Quercioli Dessena ed Antonio Quercioli Dessena, tra gli indagati ci sono Alessandro Quercioli Dessena, Caterina Quercioli Dessena, Giuseppe Cassone, Aldo Spataro, Iole Rivelli, Giuseppa Oddo e Giovanni Confalone.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, gli indagati avrebbero cambiato società per la gestione dello stesso servizio al fine di non pagare le tasse. Si tratta di un troncone più complesso di un’indagine della stessa Guardia di finanza denominata Rifiuti Zero e conclusa nel 2017 con l’iscrizione nel registro degli indagati di 11 persone accusati, a vario titolo, di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, truffa in danno dello Stato, ai danni del comune di Augusta, bancarotta fraudolenta per distrazione e preferenziale e riciclaggio.
Le indagini, coordinate dai magistrati della Procura di Siracusa, Francesco Paolo Giordano, Vincenzo Nitti e Marco Di Mauro, si focalizzarono su una società, la Sogema, che, nei primi anni del nuovo millennio, aveva avuto la gestione della nettezza urbana nel comune di Augusta. Sarebbe emerso che nel 2007 il servizio era andato in regime di proroga al costo di 2 milioni di euro. Secondo gli inquirenti, l’azienda era fortemente indebitata, in particolare con l’Erario a cui avrebbe dovuto versare 15 milioni di euro. Per evitare che lo Stato aggredisse la società, gli indagati, secondo l’inchiesta della Procura, avrebbero escogitato uno stratagemma: chiudere la Sogema e cedere il ramo d’azienda alla Pastorino che avrebbe parte di un’associazione temporanea di imprese, comprendente l’Igm rifiuti industriali e Ciclat ambiente di Ravenna, vincitrice dell’appalto per la durata di sette anni per un costo 9 milioni e 600 mila euro. Per gli inquirenti, un ruolo chiave lo avrebbe avuto un avvocato, Giuseppe Cassone, coinvolto nell’inchiesta Gold Trash, grazie alla quale i finanzieri hanno scoperto un sistema di “scatole vuote” realizzato, per gli inquirenti, da uno staff tecnico, formato da commercialisti, tra cui Alberto Giardina, Antonio Antonuccio, e Pietro Luigi Galimberti, nonché da prestanomi, tra cui un avvocato, lo stesso Giuseppe Cassone, “regolarmente stipendiati dal gruppo” spiegano i finanzieri.
Inoltre, le società “svuotate”, oberate di debiti e private degli asset produttivi, sarebbero state quindi avviate, con la compiacenza di altri prestanomi, tra cui, nella tesi dell’accusa da Giuseppe Cassone, Aldo Spataro, e Iole Ravelli, alla liquidazione e cancellazione, con insolvenza dei debiti erariali. Nel corso delle indagini sarebbe stata individuata una società, la Due G srl priva di dipendenti, finanziata, a parere della Procura, con il denaro delle imprese del gruppo confluito nella realizzazione di una pregevole villa a uso esclusivo dell’esponente di spicco della famiglia, Giulio Dessena Quercioli, identificato dalla Finanza come il “regista” della presunta associazione.
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