La Guardia di Finanza di Messina ha eseguito stamani un’ordinanza di applicazione di misure cautelari emessa dal Tribunale di Palermo su richiesta della Procura della Repubblica del capoluogo siciliano, nei confronti di quattro persone accusate di impiego di fondi provenienti dai reati di riciclaggio, truffa, appropriazione indebita ed esercizio abusivo di attività di intermediazione finanziaria.
L’uomo indicato dagli investigatori come il “cervello” dell’organizzazione, Prospero Lombardo,è ai domiciliari, emessi per altre persone anche un divieto di dimora nei comuni di Brolo e di Palermo e due obblighi di dimora a Palermo e Messina. Si tratta di un nuova ordinanza nei confronti delle quattro persone già raggiunte da un altro provvedimento per associazione a delinquere e reimpiego di proventi illeciti.
L’operazione denominata ‘Affari sporchi 2 ‘costituisce il seguito di quella di appena dieci giorni fa, che ha consentito di sgominare un’organizzazione criminale capeggiata da Prospero Lombardo, ex dipendente di una filiale messinese di un noto Istituto bancario. L’inchiesta odierna nasce dalla trasmissione degli atti dalla Procura di Patti a quella di Palermo, disposta dal Gip di Patti, che su tale segmento di indagini si è dichiarato incompetente.
Dalle indagini è emerso che Lombardo aveva raccolto ingenti somme da ignari clienti, per oltre 2 milioni di euro, per poi riciclarli, sfruttando una serie di società operanti nel settore della mediazione creditizia ed altre società “cartiere”, che servivano solo all’emissione di false fatturazioni. Eseguito anche un sequestro preventivo di oltre 77 mila euro.
Lo scorso 19 maggio i militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Messina eseguirono un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di sei persone, accusate di appartenere a un’associazione per delinquere dedita al riciclaggio e all’autoriciclaggio di capitali, nonché alla truffa, all’esercizio abusivo dell’attività di intermediazione finanziaria e creditizia, al reimpiego di proventi illeciti, sino all’intestazione fittizia di beni, attiva nelle provincie di Messina e di Palermo. Da quella operazione deriva l’ordinanza odierna
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