Il gip del tribunale di Siracusa, Andrea Migneco, ha disposto l’archiviazione nei confronti del sindaco di Noto, Corrado Bonfanti, e del suo autista, Salvatore Mina,  indagati dalla Procura di Siracusa con l’accusa di turbata libertà degli incanti. Al centro dell’inchiesta del sostituto Tommaso Pagano, l’assegnazione dei lavori di pulizia dei locali del Comune di Noto ad un’impresa, la Asb, con sede legale a Barrafranca che, secondo quanto emerso negli accertamenti, avrebbe “evidenziato gravi e vistose anomalie”. La gara, per gli inquirenti, “veniva aggiudicata sulla base del criterio del maggior ribasso quando la normativa applicabile al bando avrebbe preteso l’aggiudicazione alla ditta la cui offerta si fosse avvicinata maggiormente alla media dei ribassi presentati”.

Ma ad insospettire gli inquirenti sarebbe stato un bonifico emesso il 15 giugno del 2016 dalla Asb sul conto di Salvatore Mina “a titolo, quantomeno apparente, per la campagna elettorale di Bonfanti”. Inoltre, “il giorno successivo Mina effettuava due prelievi in contanti da 1550 euro ciascuno”. Gli inquirenti, però, hanno escluso una correlazione tra l’appalto vinto dall’impresa e quella dazione di denaro. E la prova, per il magistrato della Procura di Siracusa che ha chiesto l’archiviazione poi disposta dal gip del tribunale, consisterebbe nella grande differenza temporale tra l’aggiudicazione della gara,  avvenuta nel dicembre del 2014, e quel bonifico (15 giugno del 2016). “Appariva – si legge nel provvedimento della Procura di Siracusa – pertanto difficile ritenere sussistente un collegamento tra le storture rilevate nel procedimento di aggiudicazione e la successiva dazione di denaro sul conto corrente di Mina”.

In merito ai criteri di aggiudicazione della gara, la Procura non ha ravvisato dolo, scagionando il sindaco in quanto “l’erroneo criterio di aggiudicazione non è stato celato in alcun modo ma espressamente dichiarato negli atti di gara, esponendo l’aggiudicazione ad eventuali impugnazioni da parte delle ditte concorrenti”. Insomma, le aziende concorrenti sapevano di quei criteri ed avrebbero potuto presentare i ricorsi. Il pm di Siracusa ha indagato anche su quel contributo alla campagna elettorale di Bonfanti, ritenuto discutibile visto che il denaro è confluito “su un conto privato” ma è stato escluso il reato del finanziamento illecito dei partiti perché la legge non estende il divieto di erogare contributi ai candidati a sindaco.

L’indagine sul conto di Bonfanti e Mina, difesi dagli avvocati Ezechia Paolo Reale ed Emiliano Bordone, è nata dopo una lettera non firmata inviata alla Guardia di finanza in cui un anonimo asseriva che il sindaco Bonfanti, in occasione della campagna elettorale del giugno del 2016, avrebbe promesso un posto di lavoro alla moglie in cambio di voti. E l’intermediario sarebbe stato l’autista del primo cittadino.