Era stato espulso sei mesi fa dall’Italia ma un egiziano di 32 anni, Mohamad Adham, non si era affatto rassegnato. Anzi, secondo una prima ricostruzione, sarebbe salpato da un porto del Nord Africa a bordo di un barcone per rientrare in Italia dalla porta della Sicilia.

Avrebbe speso, ancora una volta, dei soldi per affrontare un viaggio pieno di insidie e pericoli ma è riuscito a farcela solo che nelle scorse ore, nel corso di un servizio di controllo, gli agenti di polizia lo hanno scovato a Siracusa. E’ bastato digitare il suo nome sui terminali delle forze dell’ordine per conoscere la sua storia e così è stato dichiarato in stato di arresto: nelle prossime ore, come fanno sapere dalla Questura di Siracusa, sarà espulso per la seconda volta nello spazio di pochi mesi.

Appena un mese fa, gli agenti di polizia di Siracusa hanno concluso una maxi inchiesta sull’immigrazione clandestina, coordinata dalla Procura distrettuale antimafia di Catania,  capace di svelare l’esistenza di una organizzazione, ramificata in varie zone di Italia, tra cui a Bari, Torino, Milano e Ventimiglia, per far arrivare migliaia di migranti in Italia, provenienti da Iran, Iraq, Afghanistan e Pakistan, per poi smistarli in Francia.

Le indagini sono state avviate nel 2018 dall’analisi di 10 sbarchi avvenuti nel Siracusano, in cui sono stati identificati complessivi 580 migranti e arrestati 19 scafisti: tutti provenienti dalla rotta del Mediterraneo Orientale, dalla Turchia o dalla Grecia.

Gli stranieri che avrebbero fatto parte delle cellule ramificate in Italia sono titolari di permessi di soggiorno per protezione internazionale e questa condizione avrebbe permesso loro di agire senza ostacoli. In particolare, il gruppo operante a Bari si occupava di fornire accoglienza ai migranti, ospitandoli nelle abitazioni dei sodali al gruppo, messe a disposizione da titolari di agenzie immobiliari, inoltre fornivano ai migranti documenti per il rilascio dei permessi di soggiorno.

Dalla città pugliese, i migranti venivano indirizzati verso le città di Torino e Milano per essere successivamente indirizzati a Ventimiglia dove agiva l’altro gruppo più nutrito. Nella città ligure, infatti, il gruppo criminale, composto totalmente da cittadini stranieri di nazionalità pakistana e afghana, si occupava di raccogliere e trasportare i migranti in Francia, a bordo di veicoli e, una volta raggiunta la destinazione finale, si facevano pagare dalle famiglie dei migranti.