Assolto dall’imputazione di aver rifiutato la pubblicazione de “Il Gattopardo”. E’ stato questo il verdetto pronunciato ieri sera dalla giuria popolare coordinata dall’avvocato Pucci Piccione a conclusione del “processo” a Elio Vittorini svoltosi negli spazi dell’Antico Mercato di Ortigia che ospita le iniziative del programma della XX edizione del Premio letterario nazionale Elio Vittorini e della seconda edizione del Premio per l’editoria indipendente Arnaldo Lombardi.
Vittorini ed il caso del Gattopardo
A delineare i contorni della complessa vicenda, operazione indispensabile per inquadrarla in maniera organica, é stato il presidente dell’Associazione Vittorini-Quasimodo Enzo Papa. A sostenere le ragioni dell’accusa il professore Salvatore Ferlita (Università Kore di Enna) che ha concluso per la “condanna” dello scrittore siracusano per aver opposto per due volte – nelle vesti di selezionatore delle opere di Mondadori ed Einaudi – il “Gran rifiuto” alla pubblicazione dell’opera di Giuseppe Tomasi di Lampedusa.
Lo scrittore disse no al Dottor Zivago
Una condotta, quella di Vittorini, reiterata non soltanto con lo stesso “Gattopardo” ma anche con altre opere poi diventate pietre miliari della letteratura italiana e internazionale come il “Dottor Zivago” di Pasternak, il “Tamburo di latta” del futuro premio Nobel tedesco Gunter Grass o “La paga del sabato” di Beppe Fenoglio al quale, ritenendolo troppo “cinematografico”, consigliò di riconcepirlo sotto forma di due racconti.
Le ragioni della difesa di Vittorini
Le ragioni di Vittorini, in una arringa difensiva nella quale ha fatto ricorso a una vera e propria oratoria forense intrecciando vicende letterarie e stringente attualità, sono state sostenute dal professore Antonio Di Grado (Università di Catania) che della Commissione di valutazione delle opere in concorso per il Premio Vittorini è anche il presidente. La difesa ha prima evidenziato che il doppio rifiuto sia stato, in effetti, solamente uno considerato che nel primo caso Vittorini esortò ad apportare delle correzioni per una successiva valutazione; quindi ha sottolineato che, palesemente, “Il Gattopardo” – pur essendo opera degna di pubblicazione – mai avrebbe potuto vedere la luce, per contesto narrativo e linguaggio, in una collana come “I Gettoni” per la quale aveva, per altro, oggettivi problemi di abbondanza di titoli in pubblicazione.
Un’arringa appassionata, che ha strappato applausi, e che ha portato il “difensore” a chiedere l’assoluzione per quell’Elio Vittorini che si era formato nella bottega dell’anarchico Failla a Siracusa e che dunque per pensiero era lontanissimo dalle atmosfere de “Il Gattopardo”.
L’assoluzione della giuria
Il verdetto della giuria popolare (ogni giurato ha avuto due cartoncini colorati di rosso – colpevole – e verde – innocente -) non è stato univoco: 17 hanno votato per l’assoluzione di Vittorini e 13 per la sua colpevolezza. Ci sono stati anche alcuni astenuti. Questa la motivazione di sintesi del verdetto: “Vittorini, pur riconoscendo all’opera un certo pregio, avrebbe potuto prestare più attenzione anche agli aspetti commerciali che “Il Gattopardo” avrebbe potuto ottenere. Tuttavia la coerenza con la sua visione innovativa della letteratura, non gli consentiva la pubblicazione dell’opera nella collana “I Gettoni”. PQM la Giuria Popolare esprime un verdetto di assoluzione”.
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