“L’embargo al petrolio proveniente via mare dalla Russia nei prossimi mesi rischia di compromettere la tenuta sociale di una vasta area della Sicilia sud orientale poiché andrebbero persi migliaia di posti di lavoro tra diretto e indotto alla Lukoil”. Lo afferma il segretario regionale della Lega Sicilia, Nino Minardo, in merito alle conseguenze dell’embargo alle importazioni del petrolio russo che rischia di far saltare le produzioni delle raffinerie Lukoil, nel Petrolchimico di Siracusa.

“Parlato con Salvini e Giorgetti”

“È chiaro che seguire la linea europea sulle sanzioni alla Russia non può significare la mortificazione e la distruzione economica di quest’area industriale siracusana e per questo ho già interessato il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti e il nostro leader Matteo Salvini” dice Nino Minardo.

Chiesto un confronto

“A entrambi ho chiesto garanzie per trovare una soluzione e da entrambi ho avuto rassicurazioni per un confronto diretto con il presidente del Consiglio Mario Draghi. Un confronto – dice il segretario regionale della Lega Sicilia, Nino Minardo – in cui questo problema verrà trattato in maniera specifica per trovare rapidamente una soluzione. La linea delle sanzioni alla Russia deve  tenere conto delle conseguenze sul nostro territorio e l’Isab di Priolo è un’area industriale da ammodernare e fare ulteriormente sviluppare, le sue imprese e i suoi lavoratori non sono certo vittime sacrificali.

Il no di Orban alle sanzioni

Il no del presidente ungherese Orban ha bloccato, per il momento, il nuovo pacchetto di sanzioni che prevede l’embargo al petrolio russo importato via mare.

Uno decisione che rischia di mandare in stallo la politica dell’UE nei confronti della Russia ma il veto posto dal premier dell’Ungheria ha riflessi sul Petrolchimico di Siracusa, le cui principali raffinerie, nelle mani della Isab Lukoil, società di proprietà svizzera a partecipazione russa, accolgono esclusivamente greggio russo proveniente dal mare.

La trattativa tra UE e Ungheria

E’ probabile che il no di Orban sia legato al blocco dell’UE al PNRR in favore della stessa Ungheria che avrebbe un valore di 7 miliardi di euro. L’Europa non sarebbe convinta della trasparenza negli appalti e della spesa, per cui è probabile che il veto sull’embargo al petrolio russo debba essere visto come un messaggio alla Commissione. “O sbloccate il PNRR o niente sanzioni” riassumendo in modo brutale.

 

 

 

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