I sindacati siracusani hanno deciso di organizzare una mobilitazione per lanciare l’ennesimo allarme sulla zona industriale di Siracusa che rischio il tracollo a causa del caso Lukoil.

Il ministro apre ad acquisizione Lukoil

Le parole del ministro per lo Sviluppo economico, Adolfo Urso, sull’ipotesi di acquisizione dello Stato delle raffinerie, di proprietà di una società italo-svizzera con partecipazione russa, non hanno rasserenato i lavoratori del Petrolchimico, circa 7 mila tra diretti ed indotto, e le aziende, metalmeccaniche ed edili, che lavorano con i colossi della zona industriale.

Sindacati per la mobilitazione

“I segretari generali di tutte le categorie e gli altri rappresentanti sindacali aziendali presenti, hanno condiviso la necessità di mobilitarsi a difesa della zona industriale e, con essa, dell’intera economia provinciale” spiegano i vertici di Cgil, Cisl e Uil che prevedono di organizzare la mobilitazione “entro la prima decade di novembre”.

Lo spettro dell’embargo

In attesa che il Governo nazionale muova dei passi concreti sull’acquisizione delle raffinerie Isab-Lukoil, si avvicina il 5 dicembre, data in cui scatterà l’embargo dei paesi dell’UE per impedire le importazioni di greggio dalla Russia, l’unico, al momento, comprato e trattato da Lukoil, visto che le banche hanno bloccato le linee di credito alla società, impendendole, di fatto, di rifornirsi di petrolio da raffinare da altri paesi.

Spiragli per il credito a Lukoil

 Nei giorni scorsi, però, si è aperto uno spiraglio per Lukoil dopo le parole del senatore del Pd, il siracusano Antonio Nicita, figlio dell’ex presidente della Regione, Santi Nicita, secondo cui il Comitato di sicurezza finanziaria ha avviato le interlocuzioni con le banche per ridare liquidità all’azienda. Con i soldi in mano, Lukoil potrebbe continuare a produrre e l’embargo non sarebbe più un problema.

“Nell’imminenza della data di embargo, solo – ha detto Nicita – un intervento del CSF può eliminare ogni incertezza giuridica circa la compatibilità, con l’attuale impianto sanzionatorio europeo, dell’importazione di petrolio non russo, consentendo alle banche interessate di riprendere l’erogazione delle necessarie linee di credito, al fine di consentire la continuità dell’operatività dell’impianto”.

Il fondo americano

Gli interessi attorno a Lukoil sono enormi, la società da tempo è sul mercato e sono state avviate trattative per la sua vendita. Un fondo americano, che nel 2021 ha acquisito una raffineria della Shell in Danimarca, è sembrato interessato ad Isab-Lukoil, al punto da inviare una delegazione a Siracusa. Un caso analogo a quello di Lukoil c’è in Germania ma nei mesi scorsi il Governo tedesco ha assorbito la governance delle raffinerie della Rosneft, di proprietà russa. Un sentiero che non ha mai scaldato il Governo Draghi ma che, invece, sembra solleticare quello di Giorgia Meloni.