• Una azienda di rifiuti siracusana vicina alla mafia secondo la Dda di Catania
  • La Tech è stata sottoposta ad amministrazione giudiziaria
  • Emergono legami con i clan di Catania e Palermo
  • Nei mesi scorsi, la Prefettura di Siracusa aveva emesso una interdittiva antimafia

Il Tribunale di Catania ha disposto l’amministrazione giudiziaria per la Tech Servizi srl, l’azienda di rifiuti con sede a Floridia, nel Siracusano, con 21 appalti in Sicilia, destinataria nei mesi scorsi di una interdittiva antimafia della Prefettura di Siracusa, confermata di recente dai giudici del Tar di Catania.

La misura, richiesta dalla Procura distrettuale antimafia di Catania è stata eseguita dai militari della Guardia di finanza di Siracusa. Le indagini, condotte dal Nucleo di polizia economico finanziario e dal Servizio centrale di investigazione sulla criminalità organizzata delle Fiamme gialle, avrebbero accertato la contiguità della società ” con diversi ambiti della criminalità organizzata e, pertanto, tali da far ritenere l’impresa esposta al rischio di infiltrazioni e condizionamento di stampo mafioso”.

I rapporti con la mafia

Secondo quanto emerso nella relazione della Dia di Catania, l’amministratore della Tech, Christian La Bella, incensurato, avrebbe  “intrattenuto rapporti con diversi esponenti della criminalità organizzata” capaci di consentire
“la crescita del fatturato dell’azienda”, “passando dai poco più di 6 milioni e mezzo di euro dell’anno 2008 agli
oltre 42 milioni di euro dell’anno 2018”. Inoltre, “nel 2014, allorquando si sono consolidati i rapporti con taluni esponenti della criminalità organizzata catanese, il fatturato è sostanzialmente raddoppiato rispetto alla precedente annualità, attestandosi oltre i 15 milioni di euro”.

Gli affari con il clan Cappello

Negli accertamenti della Procura distrettuale di Catania, l’amministratore della Tech, a partire dal 2013, avrebbe intrecciato rapporti d’affari con  Giuseppe Guglielmino, indicato come vicino a esponenti di primo piano del clan mafioso catanese “Cappello – Bonaccorsi”. Un rapporto concretizzatosi con “la creazione di apposite Associazioni Temporanee di Imprese (A.T.I.)” ma c’è di più, perché, nella tesi degli inquirenti,  Guglielmino avrebbe fatto da ponte tra l’azienda siracusana con il clan  “Mormina”, operante nel Ragusano.

Gli interessi nel Palermitano

L’azienda di rifiuti di Floridia si sarebbe estesa anche nel Palermitano, “accolta” da organizzazioni criminali del posto. “Emerge infatti, dagli atti d’indagine acquisiti al presente procedimento di prevenzione, come La Bella realizzasse affari anche nella Sicilia occidentale ovvero nel comprensorio del capoluogo regionale con il beneplacito delle organizzazioni criminali operanti in quel territorio” fanno sapere i magistrati della Dda di Catania e le Fiamme gialle di Siracusa.

I legami con la ‘ndrangheta

La Tech, dalle indagini della Procura di Catania, sarebbe arrivata fino in Calabria, in particolare sarebbero stati accertati i rapporti tra “La Bella e Francesco Barreca, appartenente, per vincolo familiare alla ‘ndrina “Barreca”, storica famiglia malavitosa reggina alleata del clan, parimenti operante a Reggio Calabria e provincia, dei “De Stefano”. Secondo gli inquirenti, diversi dipendenti della Tech risultano pregiudicati o comunque vicini ad ambienti malavitosi.