• Emesse le sentenze sul processo a carico di 5 persone accusate di mafia, estorsioni e droga
  • I giudici hanno condannato 4 imputati ed assolto una donna
  • Si tratta di una indagini sul clan Trigila di Noto

I giudici del Tribunale di Siracusa hanno emesso 4 sentenze di condanna ed un’assoluzione al termine del processo per mafia, droga ed estorsioni a Noto, denominato Vecchia maniera.

Le sentenze

13 anni e 4 mesi per Angelo Monaco, indicato dalla Dda come il reggente del clan Trigila di Noto; 6 anni per la moglie, Elisabetta Di Mari; 4 anni e 2 mesi per Giuseppe Lao; 8 anni per Antonino Rubbino mentre è stata assolta Nunziatina Bianca, consorte del boss Antonino “Pinnintula” Trigila. Il collegio difensivo degli imputati è composto dagli avvocati Junio Celesti, Giancarlo Spatafora e Antonino Campisi.

Secondo quanto sostenuto dai legali, è caduta l’associazione mafiosa, come, invece, ipotizzata dai magistrati della Procura distrettuale antimafia di Catania e dagli agenti della Squadra mobile di Siracusa.

L’inchiesta

Nell’inchiesta sul gruppo, secondo gli inquirenti, una delle voci di bilancio più importanti, erano gli stupefacenti e sarebbero stati due i canali di approvvigionamento: la Calabria, a cui avrebbero pensato gli italiani, e Milano dove la cellula marocchina, con ramificazioni a Novara e Messina, avrebbe avuto pieni poteri, vendendo partite di droghe consistenti agli affiliati della banda.

Le estorsioni

L’altra fonte economica della presunta banda sarebbero state le estorsioni ai danni delle aziende. Una in particolare ha attirato le attenzioni dei magistrati della Dda di Catania: dalle informazioni in possesso agli inquirenti, nella notte tra il 19 ed il 20 maggio del 2017 un gruppo armato composto da Monaco, Lao  Rubbino e Crescimone (quest’ultimo sottoposto al giudizio con il rito abbreviato) avrebbe esploso dei colpi di pistola contro i mezzi di un’impresa edile, impegnata nei lavori per la realizzazione dell’autostrada Siracusa-Gela.

La moglie del boss

Nella ricostruzione delle forze dell’ordine,  per mettere pressione al titolare di un’azienda agricola di Rosolini, la banda si sarebbe presentata insieme alla moglie del boss, Nunziatina Bianca che ha sempre negato le accuse.

“Il contenuto dell’unica intercettazione telefonica e/o ambientale che riguarda la signora Nunziatina Bianca in modo de relato e contra alios, captato durante un colloquio tra Antonino Rubbino  e un soggetto di sesso femminile rimasto non identificato, è totalmente privo di fondatezza perché mancante di qualsiasi riscontro, sia oggettivo, sia soggettivo” spiega l’avvocato Antonino Campisi, difensore di Nunziatina Bianca.

 

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