“Abbiamo monitorato i viaggi a Palermo per l’acquisto di droga da parte di Angelo Monaco”. E’ la testimonianza, nell’aula della Corte di Assise del tribunale di Siracusa, di Rosario Scalisi, vicedirigente della Squadra mobile di Siracusa, nel corso del processo Vecchia Maniera per mafia, droga ed estorsioni, che vede alla sbarra Angelo Monaco, 63 anni, di Rosolini, indicato dai magistrati della Dda di Catania come il reggente del clan Trigilia di Noto, Elisabetta Di Mari, 54 anni, moglie di quest’ultimo, Nunziatina Bianca, 62 anni, netina, consorte del boss Antonino “Pinnintula” Trigila, Giuseppe Lao, 48 anni, di Rosolini, e Antonino Rubbino, 51 anni, di Rosolini.

L’operazione è stata portata a termine nel febbraio del 2019 ed in quel periodo Rosario Scalisi era alla guida della Squadra mobile: la polizia, grazie alle intercettazioni telefoniche ed alle microspie, svelò i collegamenti del gruppo con fornitori palermitani. “Abbiamo saputo di un viaggio a Palermo compiuto da Monaco e Rubbino. Lo apprendiamo dalle celle telefoniche che erano agganciate proprio nel capoluogo siciliano” ha spiegato il vicedirigente della Squadra mobile di Siracusa contro esaminato dai difensori degli imputati.

Secondo l’accusa, ci sarebbero stati altri canali di approvvigionamento, tra cui uno in Calabria, un altro a Milano, gestito in quest’ultimo caso da una cellula marocchina, con ramificazioni a Novara e Messina che avrebbe avuto pieni poteri, vendendo partite di droghe consistenti agli affiliati della banda.

L’altra fonte economica della banda erano, nella tesi della polizia di Siracusa e dei magistrati della Procura distrettuale di Catania, le estorsioni ai danni delle aziende. Tra le intimidazioni più importanti, una in particolare ha attirato le attenzioni dei magistrati della Dda di Catania: dalle informazioni in possesso agli inquirenti, nella notte tra il 19 ed il 20 maggio del 2017 un gruppo armato composto da Monaco, Lao  Rubbino e Crescimone, con quest’ultimo che ha scelto il rito abbreviato, avrebbe esploso dei colpi di pistola contro i mezzi di un’impresa edile, impegnata nei lavori per la realizzazione dell’autostrada Siracusa-Gela.

Il sodalizio si sarebbe servito della forza intimidatoria del clan Trigila ed in un’occasione, nella ricostruzione delle forze dell’ordine,  per mettere pressione al titolare di un’azienda agricola di Rosolini, la banda si sarebbe presentata insieme alla moglie del boss, Nunziatina Bianca, difesa dall’avvocato Antonino Campisi, che ha sempre negato le accuse.