Ha raccontato la sua vicenda, collegato in videoconferenza da una località segreta, Marco Montoneri, commerciante di auto e moto siracusano, vittima di un‘estorsione aggravata dal metodo mafioso. Nel 2012, sarebbe stato costretto a cedere uno scooter, uno Scarabeo 50, senza che gli venisse pagato. Sotto processo, al Tribunale di Siracusa, ci sono un suo ex dipendente, Andrea Fortuna, e Luciano De Carolis.

Chi sono i due imputati

Il primo è stato condannato in via definitiva per un’altra estorsione, sempre ai danni di Montoneri, il secondo, invece, è indicato dai magistrati della Dda di Catania come un esponente di spicco del clan Bottaro-Attanasio, recentemente condannato, insieme al boss Alessio Attanasio, a 30 anni di reclusione in primo grado per l’omicidio di Angelo Sparatore, ammazzato con sei colpi di pistola il 4 maggio del 2001 in via Gaetano Barresi, nel rione popolare della Mazzarrona, nell’ambito di un regolamento di conti di stampo mafioso.

La visita di due esponenti del clan

I fatti contestati si riferiscono al 2012 ma le dichiarazioni del commerciante siracusano risalgono al 2014. Secondo quanto emerso nella ricostruzione della vittima, un sabato mattina, si sarebbero presentati nella sua attività Luciano De Carolis, in compagnia di Pasqualino Mazzarella, anche lui ritenuto componente della cosca siracusana e condannato all’ergastolo in via definitiva per l’omicidio di Liberante Romano, ammazzato e poi dato alle fiamme il 25 maggio del 2002 in una zona di campagna del Siracusano.

La richiesta al commerciante

Nella sua deposizione, che è stata controesaminata nell’udienza al palazzo di giustizia di Siracusa dai legali degli imputati, Montoneri assicura che sarebbe stato il suo ex dipendente, Andrea Fortuna, a dirgli che avrebbe dovuto consegnare gratuitamente lo scooter a De Carolis, il quale, a sua volta, l’avrebbe promesso ad un familiare. Per fare capire al commerciante chi avrebbe avuto davanti, Fortuna, secondo la ricostruzione di Montoneri, avrebbe snocciolato il curriculum di De Carolis, noto anche come “Cianu u nanu”.

La paura

Il commerciante, che era terrorizzato, avrebbe chiesto ad un altro dipendente di dare uno scooter a De Carolis solo che l’ultimo a disposizione era stato già venduto. A quel punto, come ribadito da Montoneri ai magistrati della Procura distrettuale antimafia di Catania, De Carolis sarebbe stato visibilmente contrariato ma considerato che il ciclomotore non era stato ancora consegnato al legittimo proprietario se ne sarebbe impossessato.

La difesa

La difesa di De Carolis, assistito dall’avvocato Sebastiano Troia, ha sempre rigettato questa tesi, affermando che il suo assistito non è mai entrato in possesso di uno Scarabeo 50. Anzi, avrebbe lasciato al commerciante 500 euro per avere una motoape da utilizzare per un’attività economica, un negozio per la vendita di carne riconducibile alla sua famiglia. Ma quel mezzo, nella tesi della difesa, non lo avrebbe mai avuto.