Svolta nell’inchiesta su Stefano Paternò, il militare in servizio alla Marina militare di Augusta deceduto il 9 marzo nella sua abitazione a Misterbianco nelle ore successive alla somministrazione del vaccino AstraZeneca.
Nella relazione conclusiva dei consulenti della Procura di Siracusa, che conduce l’inchiesta, le cause della morte sono riconducibili “all’arresto irreversibile delle funzioni vitali, consecutivo a sindrome da distress respiratorio acuto”, inoltre “sussiste correlazione eziologica tra il decesso e la somministrazione del vaccino avente codice lotto fiala ABV2856 intervenuta presso l’ospedale militare di Augusta in data 8 marzo 2021”.
Inoltre, “non sono ravvisabili condotte omissive e o commissive in capo al personale sanitario/parasanitario che a vario titolo ha gestito le problematiche inerenti alla vicenda clinica di Paternò” si legge nella relazione.
Nelle scorse ora, la Procura ha disposto il dissequestro del lotto “incriminato” che era stato inviato in Olanda per degli accertamenti e dalla comparazione con altri lotti non sarebbero emerse difformità, sotto l’aspetto chimico. Come dire, che non c’è un lotto anomalo o nocivo.
I primi a voler conoscere l’esito degli esami sono i familiari di Stefano Paternò, assistiti dall’avvocato Dario Seminara. I parenti, la cui denuncia ha permesso ai magistrati di aprire l’inchiesta, sostengono che le condizioni di salute del militare erano buone, insomma, prima della somministrazione del vaccino, godeva di ottima salute.
Nei giorni successivi al decesso del militare, si sono recati all’ospedale Umberto I di Siracusa e successivamente alla base militare di Augusta gli ispettori inviati dal ministero della Salute.
Nella struttura sanitaria ci sono i vaccini per la popolazione dell’intera provincia di Siracusa, per cui l’obiettivo degli ispettori era di verificare la catena del freddo ma non sarebbero state rilevate delle anomalie.