C’è un’altra persona finita nell’inchiesta della Procura di Siracusa sull’omicidio di Sebastiano Greco, l’ex gestore di una pompa di benzina ucciso il 10 ottobre a colpi di pistola in prossimità di un panificio, in via delle Spighe, a Lentini.

E’ il proprietario di un garage, un uomo di 48 anni, con precedenti penali, lentinese, tirato in ballo da Antonino Milone, 36 anni, indagato per il delitto insieme a Shasa Antony Bosco, 29 anni,  che, agli inquirenti, nel corso dell’interrogatorio, avrebbe detto di aver preso in quel locale le due pistole, rinvenute dalle forze dell’ordine nelle ore successive al delitto ed indicate come le armi utilizzate per l’assassinio.

Lo stesso quarantottenne è stato sentito, confermando, sostanzialmente, le dichiarazioni di Milone ma di questo garage ha parlato anche Shasa Antony Bosco, ascoltato nelle ore scorse dal pm di Siracusa, Donata Costa. Il giovane, difeso dagli avvocati Rosario Frigillito e Junio Celesti è stato interrogato in carcere, nel penitenziario di Siracusa, ma ha respinto l’accusa di aver partecipato al delitto dell’ex gestore di una pompa di benzina.

Ha raccontato di non aver mai saputo delle intenzioni di Milone, con cui è arrivato in sella ad uno scooter su quello che sarebbe diventato il luogo del delitto. Secondo quanto svelato dal ventottenne, Milone, dopo aver discusso e litigato con Greco, sarebbe sceso dal ciclomotore in modo improvviso e dopo aver estratto le armi ha sparato. Per l’indagato non con le intenzioni di ammazzarlo ma solo per dargli un avvertimento, non sono, però, di questo avviso i carabinieri e la polizia che hanno condotto le indagini. Bosco, durante la sua lunga deposizione, avrebbe anche detto di essere scappato insieme a Milone perché quest’ultimo lo avrebbe minacciato.

Un’inchiesta complessa, quella degli inquirenti che  sono al lavoro per comprendere le ragioni che avrebbero spinto Milone a sparare alla vittima.

Ci sono altri particolari emersi in questa drammatica storia, come il ferimento del conducente di una macchina, fermata, secondo gli inquirenti dagli aggressori poco dopo aver abbandonato la scooter con cui erano scappati. Non avrebbe voluto consegnare il suo veicolo e così sarebbe stato colpito al polpaccio con un colpo di pistola. Nella ricostruzione della Procura, gli indagati avrebbero preso una seconda auto, rubata, in questa occasione, ad una donna, che, però, non avrebbe opposto alcuna resistenza. Nel corso della fuga, sarebbero andati a sbattere contro un muretto ed a quel punto sarebbero scappati a piedi, provando a fare perdere le loro tracce.

Il Tribunale del Riesame di Catania ha respinto la richiesta di scarcerazione presentata dai legali di Bosco, che resta in carcere così come Antonino Milone.