Sono ritenute inattendibili le dichiarazioni dei pentiti sull’omicidio di  Gaetano Zappulla, ammazzato a colpi di pistola il 3 settembre del 2002. A dirlo è l’avvocato Antonio Lo Iacono, difensore dei due imputati, Pasqualino Mazzarella e Vito Fiorino, siracusani, con precedenti penali,  sotto processo, in primo grado davanti al gup del Tribunale di Catania.

Chiesti 30 anni dalla Dda

La pubblica accusa, al termine della requisitoria, ha chiesto per entrambi la condanna a 30 anni di reclusione ma per la difesa il castello accusatorio della Dda, che si reggerebbe sulle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia presenterebbe delle crepe. Proprio le rivelazioni dei pentiti, in particolare quelle di Francesco, “Cesco”, Capodieci, Salvatore Lombardo e Giuseppe Curcio, sarebbero, secondo il difensore, inattendibili.

Il racconto di Capodieci

Nel corso della sua arringa, l’avvocato Lo Iacono ha preso in esame la testimonianza di Capodieci, ex capo del gruppo del Bronx. Il pentito ha detto di aver visto Vito Fiorino in prossimità di un pub che si trova in via Arno, nella zona di piazza Adda, a poca distanza dalla sala giochi in cui si è consumato il delitto.

Solo che il difensore ha ascoltato e depositato il racconto del proprietario del pub che avrebbe detto di non aver visto nessuno. Inoltre, secondo il difensore il racconto di Capodieci è infarcito di errori delle vie dell’area di piazza Adda, “gli stessi che appaiono nelle Cnr ( comunicazione di notizia di reato ndr)”. Per cui, “Capodieci ha letto le Cnr”, sentenzia il difensore degli imputati.

Gli altri due pentiti

L’avvocato degli imputati ha anche contestato le dichiarazioni di altri due collaboratori: Salvatore Lombardo e Giuseppe Curcio. Il primo perché avrebbe indicato un luogo dell’omicidio diverso da quello in cui si è effettivamente consumato il delitto. In merito al secondo, ex boss del clan Borgata,  quest’ultimo avrebbe detto di aver parlato con un sodale  dell’assassinio al telefono, mentre era detenuto. Il difensore ha ribadito che, in quel periodo, Curcio era tenuto sotto osservazione dagli inquirenti e nelle trascrizioni di quella conversazione intercettata “non emerge nulla di rilevante”.

I pentiti hanno riaperto il caso

Sono stati i collaboratori di giustizia a fare riaprire le indagini sull’assassinio di Gaetano Zappulla, che, poco prima di quella spedizione punitiva, fu arrestato in quanto accusato dell’omicidio di Gaetano Steven Barbieri, freddato nei primi di luglio del 2002 in via Immordini, durante una partita a calcio balilla. Il Riesame, qualche giorno dopo, dispose la scarcerazione di Zappulla, salvo poi essere ammazzato il mese successivo.

I testimoni

La difesa degli imputati, nel corso delle udienza, ha portato all’attenzione del gup la testimonianza di 4 persone, il titolare dell’attività dove è avvenuta l’esecuzione e 3 clienti del locale, che avrebbero visto una sola persona sparare contro la vittima così come avrebbero pure escluso la presenza di un palo, come, invece, riferito dai pentiti.

La perizia

C’un altro aspetto su cui la difesa conta di giocarsi la propria partita processuale: la perizia del medico legale che, sulla scorta delle ferite della vittima, avrebbe definito l’altezza del killer, praticamente identica a quella di Gaetano Zappulla, ben al di sotto del metro ed ottanta centimetri mentre gli imputati risultano più alti.

Il profilo degli imputati

Mazzarella e Fiorino sono personaggi piuttosto noti alle forze dell’ordine, il primo, indicato come un esponente di spicco del clan Bottaro-Attanasio e condannato in via definitiva per il delitto di Liberante Romano, ammazzato e poi dato alle fiamme il 25 maggio del 2002 nell’ambito di un regolamento di conti all’interno della cosca. Il secondo fu, in un primo momento,  coinvolto in questa vicenda salvo poi uscirne senza conseguenze giudiziarie.