E’ stato rinviato a giudizio Vincenzo Di Giovanni, 34 anni, accusato dell’omicidio di Piopaolo Mirabile, il 17enne di Noto, morto il 4 dicembre del 2021, due giorni dopo essere stato centrato alla testa da un proiettile. La decisione è stata assunta dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Siracusa, al termine dell’udienza preliminare, per cui l’imputato, difeso dall’avvocato Francesco Villardita si presenterà davanti ai giudice della Corte di Assise di Siracusa per essere sottoposto al giudizio con il rito ordinario.

La vicenda

Secondo quanto emerso nelle indagini dei carabinieri, gli spari sarebbero stati preceduti da un litigio, avvenuto il 30 novembre come risulterebbe dalle immagini delle telecamere di sicurezza della zona. Quello scontro, nella prospettazione dell’accusa, sarebbe stato alimentato verosimilmente dall’eccessivo abuso di alcolici, tra il padre della vittima e il presunto omicida, peraltro alla presenza di numerose persone, alcune delle quali avrebbero negato di essere presenti al momento del delitto.

Gli spari e la morte in ospedale

Sembrava tutto finito, i rivali si sarebbero separati, ma il 34enne, secondo la tesi della Procura di Siracusa ed i carabinieri, si sarebbe armato di una pistola e premendo più di una volta il grilletto avrebbe centrato alla testa il 17enne, che si sarebbe trovato in macchina, insieme ai genitori. La vittima venne trasportata al Garibaldi di Catania salvo poi morire.

La difesa

Il 34 enne, nel corso dell’interrogatorio al palazzo di giustizia di Siracusa nei giorni successivi al fermo per omicidio, avrebbe ammesso di aver sparato ma non con l’intenzione di uccidere.

L’incendio alla caserma dei carabinieri

Dopo il fermo del 33enne, un incendio fu appiccato contro l’ingresso della caserma dei carabinieri della Compagnia di Noto. Un gesto che, secondo gli inquirenti, è legato alle indagini sull’omicidio del ragazzino. Non è stata fatta ancora luce su quest’ultima vicenda, nel corso di quei giorni, però, i carabinieri rinvennero, in un caso in una grotta, diverse armi, poste poi sotto sequestro.