Il Tribunale del riesame di Catania, presieduto dalla dott.ssa Gabriella Larato, ha disposto la revoca della custodia cautelare in carcere a Salvatore Porzio, 36 annim, indagato per la partecipazione all’associazione mafiosa del clan Trigila attiva nella zona sud della provincia di Siracusa e dedita, secondo l’accusa, alla commissione di reati quali estorsione, traffico di stupefacenti e altri reati, nonché al controllo diretto o indiretto di attività economiche nel settore del trasporto su gomma, produzioni casearie e imballaggi. In particolare, Porzio è accusato di avere fatto da tramite per la consegna di denaro illecito tra gli affiliati Giuseppe Caruso e Giuseppe Crispino, in un periodo compreso tra il mese di novembre 2017 e maggio 2018.

La decisione del riesame

In sede di riesame, il 27 maggio scorso, l’avvocato Giuseppe Gurrieri legale di Salvatore Porzio, ha contestato la sussistenza della gravità indiziaria relativamente all’associazione mafiosa da parte del suo assistito considerato che lo stesso non risulta in altro modo collegato alla partecipazione in concorso delle molteplici attività estorsive attribuite a Giuseppe Caruso, come ai reati riconducibili al clan Trigila. “D’altronde, dalle attività d’indagine – rileva l’avvocato Gurrieri – non emerge che Salvatore Porzio sapesse le ragioni degli appuntamenti tra Giuseppe Crispino e Giuseppe Caruso, i quali si incontravano personalmente in sua assenza in tutte le occasioni. L’attività di tramite nell’organizzazione degli appuntamenti si consumava, inoltre, in un contesto successivo alle ipotizzare estorsioni e Salvatore Porzio, sia nell’attività di tramite che dalle attività estorsive, non risulta partecipasse in alcun modo”.

Accolte le motivazioni dei legali

Accolte le motivazioni a sostegno della richiesta di riesame, il Tribunale di Catania il 31 maggio ha annullato l’ordinanza impugnata e disposto l’immediata scarcerazione di Salvatore Porzio, riservando il deposito delle motivazioni nel termine di 45 giorni.

Il blitz l’11 maggio scorso

Le indagini, iniziate nel 2016 e proseguite fino al 2018, hanno accertato la disponibilità da parte della cosca di proprie aziende capaci di alterare le regole della concorrenza e di acquisire una posizione dominante, in particolare nell’intermediazione nel settore dei trasporti dei prodotti agricoli. Oltre a questo, il gruppo si sarebbe reso responsabile di estorsioni ai danni di diversi operatori economici e di truffa, ottenendo l’erogazione di fondi europei destinati alle imprese agricole, di cui si sarebbe occupato il nipote del boss.