Da presidio fondamentale per la sanità della zona sud del Siracusano ad ospedale “minore” con un Pronto soccorso aperto solo 12 ore e con un solo vero reparto, Ortopedia e Traumotologia, peraltro con personale ridotto all’osso.

E’ la parabola dell’ospedale Trigona di Noto, sacrificato, oltre 18 anni fa, sull’altare del cosiddetto piano di rifunzionalizzazione, deciso dalla Regione, che, in sostanza, prevedeva la fusione con il Di Maria di Avola. L’obiettivo era di evitare reparti doppioni in due strutture così vicine ma il peso, negli anni scorsi, si è spostato su Avola, che ha fagocitato tutto.

Il ricorso al Tar

A difesa del Trigona si è costituito, anni fa, il Comitato per la “Tutela della salute nella zona sud della provincia di Siracusa” che ha presentato ricorso al Tar con l’obiettivo di costringere la Regione a rivedere questo piano di rifunzionalizzazione per evitare che il Trigona diventi un Pta, un presidio territoriale di assistenza.

Reparti da Noto ad Avola

Già, perché tutti i reparti andranno a finire al Di Maria, compresa Ortopedia, e tra poco nella struttura sanitaria di Avola sarà inaugurato il reparto di Ostetricia e Ginecologia, da sempre all’ospedale di Noto. I giudici amministrativi di primo grado hanno dato torto al Comitato che, però, ha deciso di fare appello al Cga.

I ricorsi del Comitato pro Trigona

Tra i fondatori e leader del Comitato, c’è un medico, Vincenzo Adamo, ex primario Ortopedia di Noto che rigetta il dualismo tra Avola e Noto, anzi ritiene che dietro questo depotenziamento del Trigona ci sia altro.  “Va evitata la sfida campanilistica – dice a BlogSicilia il medico – tra Avola e Noto, perché in questa pagina triste per la sanità siracusana, a beneficiarne è stato l’ospedale San Marco di Catania verso cui si sono spostate molte risorse, a cominciare dai medici ed infermieri”.

Pronto soccorso di Noto come un supermercato

Quando si parla del Pronto soccorso di Noto, ridotto a sole 12 ore, l’ex primario di Ortopedia ha un moto di rabbia.

“Il Pronto soccorso di Noto è come un supermercato, è attivo solo 12 ore, dalle 8 alle 20. Ci sono infermieri che a ridosso dell’orario di chiusura sollecitano i pazienti ad andarsene al Pronto soccorso di Avola” dice il medico.

I posti letto

L’ex primario ritiene che il depotenziamento dell’ospedale di Noto abbia inciso nel numero dei posti letto per i pazienti: secondo fonti sindacali, ce ne sono circa 130 al Di Maria e 56 al Trigona di Noto. “L’intera zona sud, che comprende Pachino, Portopalo e Rosolini – dice il medico a BlogSicilia – avrebbe bisogno di 300 posti letto: una quota che non si raggiunge, sommando le due strutture pubbliche, per cui, anche in questo caso, ne ha tratto un vantaggio il San Marco di Catania, che si è preso la quota restante di posti letto”.

I numeri

Secondo quanto emerge nel ricorso al Cga, il Comitato sostiene che il provvedimento della Regione impugnato “ha fissato in numero di 172 i posti letto destinati al presidio Avola/Noto, ovvero un numero di posti letto di gran lunga inferiore al rapporto di 3,7 posti letto ogni 1000 abitanti” si legge nel ricorso.

Inoltre, “Il bacino di utenza dell’Ospedale Unico Avola/Noto, si attesta, infatti, intorno ai 103.000 abitanti, cui vanno aggiunte, per oltre 8 mesi l’anno, le presenze turistiche – si legge ancora nel ricorso – dell’intera area (e che riguardano in particolare la città di Noto), capaci di implementare, in modo significativo, l’utenza cui si riferisce la predetta disposizione. Non solo, il pronto soccorso di Noto registra oltre 20.000 accessi l’anno, cui si aggiungono gli accessi registrati presso il pronto soccorso di Avola (oltre 20.000)”.

I finanziamenti per il Pronto soccorso di Noto

Lo stesso Comitato non si spiega perché la Regione, prima di affondare il Trigona, abbia compiuto importanti investimenti per il Pronto soccorso ed Ortopedia e Traumatologia, costati oltre due milioni di euro, “con un conseguente ed evidente spreco di risorse pubbliche e palese violazione dei criteri di economicità che pure dovrebbero informare l’azione della pubblica amministrazione” spiegano i ricorrenti.

 

 

 

 

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