Dopo la condanna a sette anni di reclusione per un tentato omicidio ai danni di un uomo di 42 anni, presumibilmente per un contrasto legato ad un affare di droga, Daniele Greco, 33 anni, siracusano, aveva chiesto ed ottenuto di recarsi a Terni per scontare la condanna agli arresti domiciliari.
Pende, però, sul conto del trentatreenne il giudizio dei giudici del tribunale della Corte di Assise di Siracusa dove si sta celebrando un processo per mafia, estorsioni e droga che vede alla sbarra il gruppo Borgata, legato, secondo la ricostruzione dei magistrati della Dda di Catania, al clan egemone Bottaro-Attanasio. Tra i 14 imputati c’è pure Daniele Greco, che, nei giorni precedenti all’udienza, avrebbe chiesto di essere presente in aula. Autorizzazione che è stata concessa e così l’uomo da Terni si è recato nella sua città, a Siracusa. Ma, ad un certo punto, Greco ha fatto perdere le sue tracce, non avrebbe rispettato gli impegni e così, non appena è stato rintracciato la polizia di Siracusa lo ha fermato. La sua fuga gli è costata l’aggravamento della pena, per cui il trentatreenne è stato condotto in carcere.
Nel processo Borgata, i magistrati conferiscono a Greco, difeso dall’avvocato Antonio Meduri, un ruolo importante. Nella tesi dell’accusa, il gruppo Borgata, al cui vertice c’era Giuseppe Curcio, poi diventato collaboratore di giustizia, avrebbe imposto il pizzo ai commercianti del quartiere Santa Lucia ma avrebbe pure avuto il controllo del mercato della droga. Dopo il suo arresto, dalle rivelazione degli agenti di polizia, il boss avrebbe comunicato con l’esterno attraverso i pizzini per impartire i suoi ordini ed avrebbe pensato poi di affidare la reggenza anche a Daniele Greco.
Nel processo sul tentato omicidio, il gup del tribunale di Siracusa ha dato credito alla versione dell’accusa: in sostanza, Greco avrebbe attribuito la responsabilità della perdita di una partita di droga alla vittima. E così avrebbe voluto fargliela pagare e con la complicità di Giancarlo Limpido, condannato a 2 anni ed 8 mesi, avrebbe teso una trappola alla vittima, invitata nella sua abitazione per un confronto, finito a colpi di arma da fuoco.
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