Sono due le scosse di terremoto che si sono registrate nel Siracusano. Secondo quanto emerge dalle rilevazioni dell’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia, il primo fenomeno di magnitudo 3.1 si è verificato questa notte alle 3,55 al largo della costa sud del Siracusano, ad una profondità di 16 km.

La seconda scossa

La seconda scossa. di magnitudo 2.0, è avvenuta alle 10,19 nella porzione marina tra Siracusa ed Augusta, ad una profondità di 9 km. Per fortuna, non si sono registrati danni, nessuna persona è rimasta ferita.

Le cause della striscia di terremoti

Sono, ormai, periodici, i terremoti nel Siracusano, causati  “dalla riattivazione della faglia Alfeo-Etna, una enorme struttura sismogenetica ubicata nel mar Ionio occidentale” ha affermato nelle settimane scorse Carmelo Monaco, scienziato del Dipartimento di Scienze Biologiche Geologiche e Ambientali dell’Università di Catania.

La deformazione sulla faglia Alfeo-Etna

I dati geologici e geofisici acquisiti a mare con diverse navi oceanografiche a partire dall’agosto 2014 e dall’aprile 2016 e protrattesi fino allo scorso dicembre  con la partecipazione a bordo dei ricercatori Giovanni Barreca e Salvatore Gambino dell’Università di Catania, “indicano che la zona di deformazione, con direzione nordovest-sudest, della faglia Alfeo-Etna modifica chiaramente il fondale marino al largo della costa ionica, collegandosi lungo la Timpa di Acireale con i sistemi di faglia attivi del versante orientale dell’Etna” ha detto lo scienziato del Dipartimento di Scienze Biologiche Geologiche e Ambientali dell’Università di Catania.

Il ruolo dell’Etna

Per il professor Carmelo Ferlito, vulcanologo dell’Università di Catania, “lungo questo importante allineamento tettonico, la fratturazione crostale consente la risalita di fluidi che, nel caso dell’Etna, hanno favorito l’alimentazione del magma fino in superficie confermando il ruolo primario della tettonica nell’attività del nostro vulcano”.

“Il sistema di faglie Alfeo-Etna rappresenta un importante confine cinematico tra blocchi che si muovono in modo differenziale nel Mar Ionio occidentale, nell’ambito della convergenza tra la placca africana e quella europea» spiegano gli autori della pubblicazione”.

 

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