Il giudice del lavoro di Siracusa ha condannato un istituto di vigilanza privata che avrebbe deciso di pagare a rate la 13esima e la 14esima al personale. Ne dà notizia la Uiltucs, sindacato che ha promosso la vertenza, seguita dall’avvocato Massimo Grande.

Appalti a tariffe basse

Secondo il sindacato,  la vicenda finita al palazzo di giustizia, è il sintomo di un fenomeno molto complesso che interessa diverse aziende di vigilanza, pronte ad assicurarsi il servizio a cifre irrisorie. E queste decisioni si ripercuotono sui lavoratori.

“La decisione del Tribunale – scrivono Marianna Flauto, segretario generale della Uiltucs Sicilia e Anna Floridia, segretario generale Uiltucs Siracusa – deve servire da monito per tutte quelle imprese del settore della vigilanza che vorrebbero far pagare ai lavoratori il prezzo dell’aggiudicazione delle gare d’appalto a tariffe troppo basse e al di sotto delle tabelle ministeriali”.

Cannibalismo d’impresa

“In questo settore l’agguerrita concorrenza tra aziende – aggiungono le sindacaliste della Uiltucs – ha portato al cannibalismo vero e proprio. Partecipare alle gare offrendo tariffe sempre più basse pur di aggiudicarsi l’appalto ha portato a un impoverimento del settore e il prezzo più alto lo stanno pagando i lavoratori ai quali spesso non vengono riconosciuti i giusti inquadramenti, il pagamento dello straordinario, la giornata di riposo, lavorando per salari da fame in un settore in cui, peraltro, da 9 anni non si rinnova il contratto collettivo nazionale di lavoro”.

Salari bassi

Flauto e Floridia, seppur soddisfatte per l’esito positivo del ricorso che ha fatto giustizia ai lavoratori, esprimono il loro “rammarico per la situazione drammatica che vivono i lavoratori del settore lavoratori che rischiano ogni giorno la loro vita a fronte di un salario sempre più povero. Basti pensare che una guardia particolare giurata guadagna in media 1.100/1.200 euro. Non permetteremo a nessuna azienda di non rispettare le norme ed il contratto di lavoro, saremo intransigenti perché con i diritti dei lavoratori non si scherza”.