I carabinieri di Pachino hanno arrestato Corrado Spataro, 37 anni, pachinese, con precedenti penali, condannato a 3 anni e 9 mesi di reclusione per traffico di droga nel Catanese, fra San Giovanni Galermo e Gravina. I fatti risalgono al periodo compreso tra il 2014 ed il 2017, come emerso al termine dell’operazione Docks conclusa nel luglio del 2017 dai militari che eseguirono oltre 54 ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip di Catania su richiesta della Dda etnea nell’ambito dell’operazione antimafia Docks.

In quell’inchiesta, gli indagati furono accusati a vario titolo di associazione mafiosa, armi, traffico di stupefacenti, estorsione e rapina, alcuni di loro sono ritenute appartenenti alla famiglia Santapaola ed in particolare, al “Gruppo di San Giovanni Galermo. L’indagine permise, inoltre, di sequestrare droga ma svelò anche i rapporti di forza dentro al clan per il controllo e la gestione delle attività di spaccio della droga, con introiti capaci di fruttare circa 40 mila euro ogni settimana.

L’indagine delNucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Gravina di Catania fu portata avanti  anche grazie alle dichiarazioni di collaboratori di giustizia ed alle intercettazioni, telefoniche ed ambientali, capaci di offrire un quadro chiaro ai magistrati della Procura distrettuale antimafia di Catania.

Tutto ha avuto origine il 15 maggio 2013, in quanto “emergeva che per cause legate a conflittualità  interne – spiegavano gli inquirenti nelle ore successive alla retata – conseguenti all’acquisizione della leadership in seno al “gruppo”  mafioso di San Giovanni Galermo, gli indagati  Vincenzo Mirenda, suo fratello Arturo ed un altro correo,  si erano posti alla ricerca del sodale Vittorio Benito Fiorenza per attentare alla sua vita, tanto che, non trovandolo, si recavano presso la sua abitazione ove minacciavano con una pistola i suoi familiari e le persone a lui vicine”.

Corrado Spataro è stato rintracciato nelle ore scorse per la notifica del provvedimento di arresto e successivamente è stato accompagnato al carcere di Cavadonna per scontare la sua pena.