E’ stato condannato, in via definitiva, dal tribunale di Brescia con l’accusa di truffa aggravata un uomo di 45 anni, residente a Noto, Salvatore Di Giovanni. Sono stati gli agenti del commissariato di polizia, al comando del dirigente Paolo Arena, a notificare la misura cautelare emessa dalla Procura di Brescia e così il quarantacinquenne sconterà la sua pena, pari a 5 mesi e 28 giorni di reclusione, nella sua abitazione.
I fatti risalgono a qualche anno fa quando, secondo la ricostruzione degli inquirenti, l’imputato si trovava in Lombardia e si sarebbe reso responsabile della cosiddetta truffa dello specchietto per spillare soldi ad ignari automobilisti.
Determinante, ai fini dell’inchiesta dei magistrati, è stata la denuncia di una vittima, che avrebbe raccontato alle forze dell’ordine di essere stata affiancata da una macchina con a bordo un uomo, poi identificato nel quarantacinquenne. Come spesso accade in queste tipologie di truffe, avrebbe sentito un rumore sordo, in prossimità della fiancata del veicolo. Sembrava che vi fosse stato un contatto, poi quell’uomo avrebbero chiesto di fermarsi. La vittima sarebbe stata convinta di aver provocato l’incidente, probabilmente, temendo per la sua incolumità si sarebbe piegato alle richieste.
Nelle settimane scorse, un altro siracusano è finito nei guai per lo stesso reato. Gli agenti di polizia di Enna hanno denunciato un uomo di 31 anni F.F., con precedenti penali, accusato di essere l’autore di alcune truffe dello specchietto, 2 commesse a Troina ed altrettante a Piazza Armerina. Le indagini sono state aperte dopo le denunce delle vittime che sono incappate nella trappola del trentunenne, specializzato in questa tipologia di raggiro.
Ecco come la polizia spiega il modus operandi. “Durante un normale sorpasso – spiegano dalla Questura di Enna – il malcapitato sentiva improvvisamente un rumore secco. Ovviamente, non avendo compiuto nulla di male, l’automobilista continuava la marcia salvo poi ritrovarsi affiancato da questo soggetto il quale, con fare concitato e minaccioso, gli intimava di fermarsi facendogli notare un danno allo specchietto retrovisore per colpa, asseriva il giovane, proprio del guidatore. In realtà lo specchietto era già rotto da tempo ed il rumore, teso a produrre un impatto che in realtà non c’era mai stato, era causato da un bastone o da una grossa pila da torcia che il giovane utilizzava colpendo la propria vettura proprio nel momento del sorpasso al fine di addebitare la responsabilità al povero utente incolpevole”.
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