Si è conclusa la vicenda giudiziaria, legata ad un presunto voto di scambio con la mafia per l’ex parlamentare regionale Pippo Gennuso. Nelle ore scorse, il gip del Tribunale di Catania, Martina Rizza, ha firmato il decreto di archiviazione nei confronti dell’esponente politico di Rosolini, coinvolto nell’inchiesta della Dda di Catania su un presunto voto di scambio con la mafia.

L’arresto nel 2018

Gennuso venne tratto in arresto nell’aprile del 2018 mentre sedeva all’Ars, essendo stato eletto nella lista Popolari ed autonomisti, ottenendo oltre 6500 preferenze. Le altre persone arrestate furono: Francesco Giamblanco, genero di Michele Crapula, indicato dagli inquirenti come il boss della cosca avolese, e Massimo Rubino. La misura cautelare costò il seggio a Gennuso, per effetto della legge Severino, ed al suo posto subentrò Daniela Ternullo, ora senatrice di Forza Italia.

Secondo la tesi dei magistrati della Procura distrettuale antimafia di Catania, vi sarebbe stato un patto tra l’allora deputato regionale ed altri indagati, ritenuti dall’accusa, esponenti del gruppo criminale Crapula, legato al clan mafioso Trigila di Noto. L’accordo avrebbe previsto soldi ed altri favori da parte di Gennuso in cambio dei voti necessari per ottenere un seggio all’Ars.

Le motivazioni dell’archiviazione

“Si ribadisce che l’attività captativa dimostrativa dell’attività illecita di compravendita di voti è inutilizzabile quanto al reato di corruzione elettorale continuata che, pertanto, risulta anch’esso sprovvisto di prova” scrive il Gip nel decreto di archiviazione.

“Ho avuto fiducia nella giustizia” dice Gennuso

“Non vi è stata compravendita di voti, né collusione con la mafia, né riciclaggio di denaro” dice l’ex deputato regionale. “Ho sempre avuto fiducia nei magistrati – aggiunge Gennuso – Sapevo che sarei uscito a testa alta da questa vicenda, perché nella mia vita ho sempre agito con trasparenza. Io i mafiosi li ho sempre denunciati e fatti arrestare e non conosco neppure i pentiti”. Il Gip oltre all’archiviazione di Gennuso, ha firmato lo stesso decreto per altri quattro indagati che erano stati coinvolti.

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