- Non bastano i ristori per lo stop agli impianti sciistici, “in questo caso ci vorranno degli indennizzi”
- Lo dice in una intervista al Corriere della Sera il governatore veneto Luca Zaia
- Il governatore parla di “danno colossale”
ROMA (ITALPRESS) – «Ora non si può più parlare soltanto di ristori. In questo caso ci vorranno degli indennizzi. Dei riconoscimenti per il danno subito». Lo dice, in un’intervista al Corriere della Sera, il governatore veneto Luca Zaia dopo che il ministro della Salute Roberto Speranza ha firmato un provvedimento che vieta lo svolgimento delle attività sciistiche amatoriali fino al 5 marzo. Dietro alla montagna invernale “ci sono sì gli impianti di risalita, i grossi operatori. Ma c’è anche una nuvola densa di piccole attività, dalla ristorazione ai maestri di sci, che non è codificata ma è imponente. Ci sono gli stagionali… Il danno è colossale».
Al di là dei ristori serve un risarcimento “perché in questo caso, nella prospettiva di riaprire a breve, gli operatori avevano già battuto le piste e messo le indicazioni, bar, ristoranti e rifugi avevano fatto magazzino, gli stagionali si erano diretti in montagna… A tutte queste persone dici di no il giorno prima? Dopo investimenti particolarmente gravosi, dopo una stagione come quella che è stata? Non ci sono parole per descrivere la rabbia, motivata, dei nostri operatori». E’ una decina di giorni che “assistiamo a un crescendo di dichiarazioni da parte di tecnici e scienziati sull’apertura o meno degli impianti. Un maggior anticipo ci poteva stare… Io avevo fatto l’ordinanza proprio per tener fuori il Carnevale, ma il punto è un altro: mi rifiuto di pensare che occorrano i dati del venerdì per decidere che bisogna tenere chiuso il lunedì. Lo dico proprio per il rispetto che porto agli scienziati».
La salute “viene prima di qualunque altra cosa, dubbi non ce ne sono. E mi rendo conto che per la politica le ultime settimane sono state difficili. Ma è pur vero che gli operatori avevano letto un Dpcm che consentiva di riaprire il 15 febbraio”. E dunque “il provvedimento in “zona Cesarini” qualche dubbio lo lascia: ci sono dei tempi che se non sono rispettati, mandano tutto in deflagrazione”.
(ITALPRESS).
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