Le carta d’identità e la tessera sanitaria false usate da Matteo Messina Denaro potrebbero provenire da due misteriosi furti messi a segno al comune di Trapani nel 2015 e nel 2018. Le tessere sono intestate ad altrettanti cittadini incensurati di Campobello di Mazara, trovate nel covo di Matteo Messina Denaro di vicolo San Vito dopo il suo arresto. Queste le ipotesi seguite degli investigatori che ricostruiscono gli ultimi mesi di latitanza del capo di cosa nostra.
I due episodi di furto di tessere
Ora i due episodi, che fino a ora erano stati ritenuti di criminalità comune, potrebbero assumere una connotazione totalmente diversa. Dopo il furto delle carte rubate in bianco potrebbero essere state compilate con le generalità dei 5 campobellesi. Poi sarebbero state aggiunte le foto di Messina Denaro. Un procedimento complesso sul quale i pm cercano di far luce che difficilmente il boss avrebbe potuto realizzare senza le complicità di altri.
I cinque alias potrebbero essere complici?
Si dovrà anche cercare di capire se i cinque alias ai quali erano intestati i documenti trovati nel covo fossero complici del capomafia e gli avessero “prestato” l’identità cime sarebbe avvenuto per Andrea Bonafede, il geometra di Campobello arrestato con l’accusa di associazione mafiosa.
Le indagini sui furti
Il primo furto è avvenuto nella delegazione municipale di Borgo Madonna in via Giuseppe Polizzi. I ladri entrarono in azione di notte forzando la porta d’ingresso dell’edificio e portando via carte di identità in bianco e denaro. Tre anni dopo i malviventi, dopo aver disattivato l’energia elettrica di un intero isolato, entrarono negli uffici periferici di largo San Francesco di Paola e rubarono la cassaforte con mille documenti di identità e soldi. I responsabili del furto furono arrestati tempo dopo ma solo parte del bottino venne recuperato. Gli investigatori, oltre ad accertare se le tessere trovate nel covo siano della partita di quelle sottratte, stanno verificando se siano stati commessi altri furti simili in Sicilia.
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