“In un momento in cui gli insegnanti vengono talvolta bistrattati dalle famiglie degli studenti, e dagli studenti stessi, e i numerosi casi di cronaca lo testimoniano, accade che vengono anche attaccati all’interno della propria scuola, nella sede in cui svolgono il proprio servizio”. Lo dice con amarezza Vincenzo Laudicina, 65 anni, dal 1990 insegnante di matematica e fisica. Oggi Laudicina insegna al liceo scientifico di Marsala, ed è arrivato per lui l’epilogo di una lunga vicenda processuale.
I fatti il 30 maggio 2016
Nel 2016 Laudicina insegnava al liceo classico Giovanni XXIII di Marsala.
“Il 30 maggio durante una riunione sindacale che si svolgeva all’interno della Presidenza dell’istituto – racconta il professore – la dirigente che non condivideva le critiche da me mosse, quale Rsu, cioè rappresentante sindacale unitario, sul contratto di istituto, decideva di chiamare in soccorso il proprio coniuge che mi minacciava”. L’uomo avrebbe detto a Laudicina: “Stia attento…ti rompo il c….'”.
Si è concluso il processo, medico condannato
Il 17 febbraio si è concluso il processo penale innanzi al Giudice di Pace, Caterina Tumbiolo, che vedeva coinvolto quale imputato del reato di minaccia (art. 612 c.p.) il marito della dirigente dell’epoca del Liceo Classico Giovanni XXIII di Marsala (dove si sarebbe consumato il reato), con sentenza di condanna proprio per il marito della dirigente.
Quest’ultimo è stato condannato a pagare un’ammenda di 350 euro e le spese processuali, l’entità del risarcimento del danno arrecato a Laudicina verrà stabilita in separata sede, dinnanzi al giudice civile.
A difendere l’imputato durante il processo, è stato l’avvocato Stefano Pellegrino; la fase di discussione, invece, è stata affidata al collegio difensivo composto dallo stesso avvocato Pellegrino e dall’avvocato Antonio Salmeri.
Il prof Laudicina, costituitosi parte civile, è stato rappresentato dall’avvocato Gaetano Di Bartolo.
Le minacce ed il video
Nel corso del dibattimento, in due diversi procedimenti, mediante acquisizione di prove documentali e testimoniali e principalmente grazie ad una registrazione effettuata a mezzo di un telefono cellulare, sarebbe emerso che il prof Laudicina non solo non aveva mai pronunciato frasi dal contenuto minaccioso, di cui era stato accusato dalla dirigente (per cui interveniva sentenza assolutoria con formula piena il 27 aprile 2021 perché “il fatto non sussiste”), ma che, al contrario, era Laudicina ad aver subito una minaccia.
“Fiducioso nell’operato della magistratura”
Il professore commenta: “Sono sempre stato fiducioso nell’operato della magistratura. Rimangono ovviamente molti interrogativi riguardo il ruolo di quegli educatori/operatori che, a diverso titolo, sono stati ‘spettatori’ ciechi e sordi in questa vicenda.
Desidero precisare che i risultati ottenuti, seppure mi siano costati tantissimo soprattutto in termini sofferenze patite, non li considero certo una vittoria personale, piuttosto, un piccolo contributo nella lotta contro un sistema prevaricatore che, come tale, deve stare lontano dalla scuola!
E’ infatti molto triste pensare che in una agenzia educativa di primaria importanza, quale la scuola, si debba ricorrere all’intervento dell’Autorità Giudiziaria per affermare i principi di legalità”.
L’indifferenza da parte dei colleghi
Laudicina è stato anche per 13 anni vicepreside della scuola dove si sono svolti i fatti. A turbarlo ancora oggi l’indifferenza da parte dei colleghi presenti: “Nessuno è intervenuto in mia difesa – dice -, questo significa che anche il mondo della scuola ha le sue criticità, e che il sistema va in qualche modo cambiato. Ritengo quanto avvenuto molto grave in generale, e non solo perché riguarda me”.
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