“Finalmente giustizia!” è lo slogan sui manifesti comparsi sui muri di Partanna, nel Trapanese dopo la cattura di Matteo Messina Denaro.

A farli preparare e affiggere è stata Giovanna Ragolia, 68 anni, vedova di Rosario Sciacca, che ll’11 giugno 1990 fu vittima innocente di un agguato mafioso che aveva come obiettivo Giuseppe Piazza, un camionista con numerosi precedenti penali.

“La cattura di Messina Denaro è stata una gioia”

“Quando ho saputo dell’arresto ho vissuto un momento di gioia – dice la donna -. La giustizia finalmente è arrivata”. Sul manifesto c’è il ringraziamento alle forze dell’ordine e alle procure, così come al Ros dei carabinieri. “In tutti questi anni mi sono fatta l’idea che Matteo Messina Denaro abbia vissuto la sua latitanza nelle nostre zone, coperto da certi personaggi. Per me è impensabile che stesse in giro senza essere identificato”, conclude la vedova Sciacca.

“Non cantiamo vittoria”

“La cattura di Messina Messina Denaro è un fatto molto importante. Ma non cantiamo vittoria: potremo farlo solo quando sapremo quello che è successo davvero in questi decenni e chi lo ha protetto fino a questo momento. Non solo la borghesia, lo hanno protetto tutti, dai semplici cittadini a salire, non si spiegherebbe altrimenti una latitanza trentennale”. Lo ha detto Giovanni Paparcuri, l’autista di Rocco Chinnici e collaboratore di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

Le lettere di “Alessio”

Matteo Messina Denaro aveva intrattenuto una relazione epistolare con l’ex sindaco di Castelvetrano, Antonio Vaccarino, morto di Covid nel maggio del 2021. Dalle lettere emerge la sua filosofia di vita sull’ergastolo, il 41 bis, l’opzione del pentimento e persino la morte.

Nell’epistolario Matteo Messina Denaro si firmava “Alessio” ed all’interlocutore attribuì il nome di “Svetonio”, l’autore romano di “De viris illustribus”.

Per il boss il libero arbitrio non esiste. “Un uomo non può cambiare il suo destino ma lo può vivere con dignità, da uomo vero”. La morte mi troverà a testa alta. “Con la morte ho un rapporto particolare. Da ragazzo la sfidavo con leggerezza da incosciente, da uomo maturo la prendo a calci in testa perché non la temo. Non è una questione di coraggio. Semplicemente non amo la vita. Teme la morte chi sta bene su questa terra e ha qualcosa da perdere. Io non ci sto bene su questa terra, il mondo così com’è non mi appartiene. Quando la morte verrà mi troverà a testa alta e sarà uno dei pochi momenti felici che ho vissuto”.

 

 

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