Associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga. Si aggrava la posizione per 8 dei 14 indagati dell’operazione antidroga “Virgilio” scattata nel Trapanese nel febbraio scorso. La Procura di Marsala ha raccolto ulteriori elementi probatori che configurano questa ipotesi di reato. E questo vuol dire che gli indagati rischierebbero sino a 20 anni di carcere.

Le precedenti misure

Il Gip del tribunale di Palermo ha emesso un’ordinanza applicativa di misure cautelari nei confronti di alcuni indagati dell’operazione “Virgilio”. Indagine che, il 17 febbraio scorso a Marsala, aveva già consentito di arrestare 11 persone. Ad altri 3 soggetti era stato applicato il divieto o obbligo di dimora. Le accuse a vario titolo erano quelle di spaccio di sostanze stupefacenti, tra cui crack, eroina e cocaina, estorsione, riciclaggio di denaro e lesioni personali.

Altri gravi indizi

La nuova ordinanza si basa sulla richiesta avanzata dalla Procura di Palermo e dalla Direzione distrettuale antimafia. Gli  inquirenti ritengono sussistere, in capo a ben 8 degli indagati, gravi elementi indiziari anche di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. Adesso quindi rischiano da un minimo di 10 anni ad un massimo che supera i 20 anni di carcere.

Gli elementi probatori

Per arrivare alla contestazione del reato associativo determinanti si sono rivelati gli elementi probatori forniti dalla Procura di Marsala. I magistrati hanno coordinato le indagini svolte dai carabinieri della locale compagnia sin dai primi passi dell’inchiesta. Secondo quanto accertato in fase preliminare, la cessione della droga era gestita da tre gruppi di spacciatori in concorrenza fra loro. Al vertice dei tre gruppi figurava sempre una donna.

Il carico da Palermo

Lo stupefacente era proveniente da Palermo attraverso corrieri che effettuavano viaggi su bus di linea. Veniva tagliato, spesso grossolanamente, e ceduto all’interno delle abitazioni dei principali indagati. Case che erano protette da sistemi di videosorveglianza per verificare l’eventuale arrivo delle forze dell’ordine. Alcuni assuntori, considerati a rischio di insolvenza da parte degli spacciatori, sarebbero stati indotti a consegnare ai pusher la carta del Reddito di Cittadinanza. Agli spacciatori fornivano anche i dati del Pin in cambio di crack, eroina o cocaina.

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