Una montagna di soldi, telecamere abusive e indagati anche col reddito di cittadinanza. E’ questo il quadro investigativo che si è delineato dopo l’operazione antidroga scattata all’alba di oggi nel Trapanese. Nel corso delle perquisizioni sono stati sequestrati circa 50 mila euro in contanti, ritenuti l’incasso della presunta attività di spaccio.
Le telecamere abusive
In alcune abitazioni sono state anche smantellate le telecamere abusivamente installate da alcuni indagati. Erano messe da “sentinella” per verificare l’arrivo delle forze di polizia per eventuali controlli. Dieci degli indagati sono risultati percettori del reddito di cittadinanza. A 5 di loro era stato già revocato in quanto non avevano più i requisiti. A finire quindi nel mirino soldi a palate, telecamere e fasulle indennità.
L’operazione
Ad operare i carabinieri della compagnia di Marsala, dello squadrone eliportato cacciatori di Sicilia, del nucleo cinofili di Palermo Villagrazia e del 12^ reggimento carabinieri Sicilia. Eseguita un’ordinanza cautelare, emessa dal gip di Marsala su richiesta della procura, nei confronti di 14 indagati. Undici in carcere, 2 divieti di dimora nel comune di Marsala e un obbligo di dimora. Le accuse a vario titolo sono di traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, estorsione, riciclaggio di denaro e lesioni personali. Dopo gli arresti sono scattate le perquisizioni che hanno portato alla scoperta di tanti soldi e delle telecamere abusive.
Le indagini
Le indagini si sono concentrate nella piazza di spaccio nel quartiere popolare di “Sappusi”, nella via Virgilio. Secondo gli inquirenti, anche la giovane morta per overdose ad ottobre 2021, cui è seguito il tragico suicidio del compagno, si sarebbe rifornita in passato in quella “piazza di spaccio”. Secondo le indagini alcuni degli indagati sarebbero responsabili anche di estorsioni, lesioni personali e finanche di un tentato sequestro di persona per il recupero crediti da acquirenti che non pagavano le dosi acquistate.
Gli indagati
In carcere tre donne ritenute ai vertici. Arianna Torre, 43 anni di Marsala, Alessia Angileri, 31 anni di Marsala, e Gisella Angileri, 37 anni di Marsala. Figurano poi Giuseppe Caruso, 34 anni, e Antonino La Mattina, 32 anni di Palermo. Con loro anche 6 marsalesi: Giovanni Parrinello, 32 anni, Pietro Lombardo, 31 anni, Alessio Cristopher Pantaleo, 34 anni, Andrea Nizza, 34 anni, Massimo Licari, 48 anni, e Vito Alessio Allegra, 21 anni. Divieto di dimora a Marsala per Jessica Torre, 34 anni, Antonino Davide Di Girolamo, 42 anni, entrambi di Marsala, e Marilena Lungaro, 32 anni di Mazara del Vallo.
Tre gruppi per la vendita
Secondo le accuse la vendita della droga era gestita da tre gruppi di spacciatori, in concorrenza fra loro, al vertice dei quali figurava sempre una donna. Lo stupefacente arrivava da Palermo attraverso corrieri che effettuavano viaggi su bus di linea. La droga tagliata (spesso grossolanamente) e ceduta all’interno delle abitazioni dei principali indagati. Immobili che erano protetti da sistemi di videosorveglianza per verificare l’eventuale arrivo delle forze dell’ordine. Alcuni assuntori, considerati a rischio di insolvenza da parte degli spacciatori, costretti a consegnare ai pusher la carta del Reddito di Cittadinanza. In cambio ricevevano crack, eroina o cocaina. Un vero e proprio supermarket h24 della droga, talvolta anche “mal tagliata”, nella totale indifferenza dei pusher.
Il crack e gli assuntori
Tra gli assuntori di crack, secondo i Carabinieri, figura anche un giovane di una famiglia agiata. In meno di un anno avrebbe acquistato più di 1.300 dosi di droga pagando oltre 70 mila euro. Il giovane non era riuscito a pagare l’ultima tranche di stupefacente, cedutagli a credito. Per questo sarebbe stato addirittura costretto, tramite gravi minacce, a cedere l’autovettura e la moto di proprietà. La necessità di denaro avrebbe poi spinto il giovane a minacciare madre e una zia. Nei suoi confronti il gip ha emesso un’ordinanza cautelare in carcere emessa dal gip per estorsione e maltrattamenti. Gli investigatori ritengono inoltre di aver documentato le modalità con cui sarebbero state riciclate le somme di denaro ricavate con l’attività di spaccio. Spesso l’organizzazione si avvaleva di prestanome che mettevano a disposizione carte prepagate o conti correnti. Qui gli assuntori di droga versavano i soldi, poi consegnato in contanti ai pusher.
L’omicidio del pregiudicato
Sempre nel mondo degli stupefacenti del marsalese, sarebbe maturato anche l’omicidio di un pregiudicato. Ucciso a colpi di piede di porco lo scorso 26 settembre da uno dei principali indagati dell’odierna operazione, già arrestato per quel delitto. Dalle indagini è emerso che lo stesso indagato avrebbe anche tentato di introdurre droga, nascosta in confezioni di cioccolatini, nel carcere di Rossano Calabro. Nel penitenziario era recluso tra il 2019 e il 2020 per altri reati. Importante anche la collaborazione dei cittadini di Marsala che, su alcuni social network, avevano segnalato i presunti spacciatori.
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