Favorivano l’immigrazione clandestina fornendo allo straniero documenti falsi per permettergli di avere le carte in regola per il soggiorno nella provincia di Agrigento. La guardia di finanza ha sgominato una presunta associazione a delinquere. Quattro gli arresti: gli agrigentini Nicolò Vancheri detto Massimo, ragioniere di 54 anni, e l’imprenditore di 34 anni Salvatore Randisi; e con loro i senegalesi, da tempo residenti nell’agrigentino, Thierno Moutaga Fall di 43 anni, e Papa Ndyae detto “Papi” di 66 anni. Tutti sono stati rinchiusi in carcere tranne Randisi che ha avuto i domiciliari.
Si fingevano commercianti
Il provvedimento cautelare è stato emesso dal Gip del tribunale di Palermo, su richiesta della Procura della Repubblica del capoluogo siciliano. Ai quattro vengono contestate violazioni inerenti le norme sull’immigrazione, con l’aggravante di aver costituito un’associazione fra loro poiché si ritiene abbiano favorito la permanenza illegale sul territorio nazionale di soggetti extracomunitari richiedenti il permesso di soggiorno. A loro sarebbero stati forniti, secondo l’accusa, documenti contabili e fiscali (quali bilanci d’esercizio, dichiarazioni fiscali, scontrini e fatture per acquisto merce) ideologicamente falsi o attestanti elementi e dati non veritieri, anche tramite la predisposizione di contratti di locazione o dichiarazioni di ospitalità non rispondenti alla reale situazione dello straniero richiedente. Tutto questo per dimostrare fittiziamente agli uffici delle autorità di pubblica sicurezza il possesso dei requisiti richiesti dalla legge sugli stranieri per il conseguimento del permesso di soggiorno, quale lavoratore autonomo.
I ruoli
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti il ragioniere Vancheri, titolare di uno studio professionale di consulenza contabile e fiscale e responsabile di alcuni noti patronati di Agrigento, sarebbe stato il capo e promotore dell’ipotizzata associazione a delinquere. Sarebbe stato lui a predisporre le dichiarazioni fiscali e i bilanci d’esercizio delle ditte individuali degli stranieri richiedenti il permesso di soggiorno con dati non veritieri, impartendo loro direttive ed indicazioni sulle modalità di compilazione postuma delle ricevute e degli scontrini fiscali e delle fatture d’acquisto, al fine di farli coincidere con i dati relativi ai costi d’acquisto e ai ricavi di vendita riportati nei bilanci e nelle dichiarazioni fiscali falsi.
I compiacenti
Sempre Vancheri avrebbe indicato ai cittadini extracomunitari i nominativi dei soggetti compiacenti disponibili a rilasciare loro fatture false per operazioni inesistenti. Agli stranieri Fall e Ndiaye si contesta il ruolo di intermediari tra Vancheri e gli stranieri extracomunitari della comunità senegalese di Agrigento e provincia, nei confronti dei quali i due avrebbero veicolato le direttive del professionista. Fall si sarebbe anche offerto di sottoscrivere fittizi contratti di locazione con diversi soggetti stranieri, anche per periodi sovrapposti, al solo scopo di consentire loro di giustificare l’idoneità della situazione alloggiativa quale presupposto per il conseguimento del permesso di soggiorno per lavoro autonomo. All’imprenditore Randisi, infine, viene contestato di essersi prestato ad emettere, dietro indicazione di Vancheri, fatture false in favore di più soggetti stranieri, al fine di supportare le voci per costi d’acquisto riportate nei bilanci e delle dichiarazioni fiscali da presentare a corredo dell’istanza di permesso di soggiorno per lavoro autonomo.
Le indagini
Le indagini, sviluppate dai militari del nucleo di polizia economico finanziaria di Agrigento in stretta sinergia e collaborazione con l’ufficio Immigrazione della questura di Agrigento, si sono avvalse del fondamentale ausilio fornito dalle banche dati informatizzate in uso al corpo della guardia di finanza e di articolati servizi tecnici d’intercettazione. Durante le indagini sono state esaminate e ritenute sospette 36 istanze di permesso di soggiorno corredate dalla documentazione contabile asseverata da Vancheri; per sette delle quali il giudice delle indagini preliminari ha valutato sussistente un grave quadro indiziario. Nel corso dell’operazione, denominata “Illegal stay”, sono state eseguite diverse perquisizioni in abitazioni e studi di consulenza ed acquisita documentazione ritenuta utile al prosieguo delle indagini. Sono stati, inoltre, notificati avvisi di garanzia nei confronti di altre quattro persone indagate per le stesse ipotesi di reato.
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