A Lampedusa non c’era una bara piccola per il neonato Yusuf Ali Kanneh, 6 mesi, morto due giorni fa a seguito del naufragio di un gommone di migranti davanti alle coste di Lampedusa.

Soccorso dalla nave della Ong Open Arms, il neonato è stato trasferito nell’isola con una motovedetta della Guardia costiera, insieme alla madre e a un’altra donna incinta, ma è arrivato cadavere.

Stamattina la piccola bara bianca, che sarà tumulata nel cimitero di Lampedusa, è finalmente arrivata. Per il seppellimento del piccolo, partito dalla Guinea insieme alla madre, si attende l’autorizzazione della procura di Agrigento, dice il sindaco Totò Martello, che non ha parole davanti a quest’ennesima tragedia: “Non possiamo stupirci ogni volta per quello che accade nel Mediterraneo, la questione dei migranti è un problema che riguarda tutta l’Europa. E’ un tema che deve trovare unita l’Ue, e per dimensioni e gravità non è diverso da questioni come il terrorismo. Gli attentati in Francia ci riguardano tutti, le morti in mare pure. Non c’è più tempo da perdere”.

Alcuni isolani stamattina hanno visitato la bara nella camera mortuaria del cimitero. Una coda composta, rispettosa delle norme anti covid. E la domanda che tutti si fanno è una sola: perché?

La mamma di Yusuf (pare abbia solo 17 anni) che si trova nel centro d’accoglienza dell’isola, è inconsolabile, assistita da volontari e psicologi. Il video del salvataggio, con lei che grida ai soccorritori “I loose my baby”, è stato postato sui social dalla Open Arms.

Momenti terribili, che inizialmente avevano fatto sperare in un buon esito. Ma la speranza si è subito spenta. Con Yusuf sono morte altre cinque persone, mentre i superstiti, insieme ai migranti soccorsi in altri due distinti salvataggi, sono a bordo della nave della Ong alla quale non è stato ancora assegnato un porto di sbarco.