Minacce di morte agli agenti e minacce di far saltare in aria il commissariato di polizia di Canicattì. C’è un uomo, già noto alle forze dell’ordine, che si starebbe accanendo contro gli agenti che operano nel centro in provincia di Agrigento minacciando di sparare ad alcuni poliziotti o di far saltare in aria il presidio di legalità della cittadina.

Stando a quanto si apprende, si tratterebbe di uno dei canicattinesi che nelle ultime settimane si è reso protagonista di estorsioni – da 10 o 20 euro – ad alcuni commercianti del centro della città dell’uva Italia.

Un uomo dal quale, con intervento della pubblica autorità, sono stati allontanati, e portati in un luogo sicuro, i figli. Da quel momento, il canicattinese cercherebbe vendetta nei confronti dei poliziotti del commissariato di Canicattì. In commissariato, dove le bocche sono rigorosamente cucite, nessuno conferma, né smentisce quanto starebbe accadendo.

Il pizzo richiesto e le indagini avviate

Nei giorni scorsi, diverse vittime di estorsione avrebbero informato le forze dell’ordine rifiutandosi però di formalizzare la denuncia. Polizia e carabinieri hanno avviato indagini. Così si è scoperto che esercenti commerciali e semplici cittadini erano costretti a pagare piccoli importi per non avere problemi. Somme di 5-10 euro al massimo 20, ma a scadenze ravvicinate anche infrasettimanali. E a chi non cede vengono fatte minacce e ritorsioni.

Le richieste sono iniziate con pochi euro per un panino ed una bevanda ma dopo poco dopo sono diventate un autentico “pizzo”, seppur modesto. Nei mesi scorsi Canicattì era stata interessata da una campagna di adesione e sensibilizzazione anti racket ed anti usura in seguito ad alcune operazioni delle forze dell’ordine.

In memoria di Libero Grassi

Proprio pochi giorni fa, il 29 agosto, il 30° anniversario della morte di Libero Grassi, ucciso dalla mafia a Palermo per essersi ribellato al racket del pizzo. “L’assassinio di un imprenditore coraggioso come Libero Grassi, che pagò con la vita per essersi opposto alla richiesta di pizzo, è la dimostrazione di quanto già allora le organizzazioni mafiose temessero la reazione forte e decisa della società civile attraverso la diffusione dell’associazionismo – ha detto il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese – Per questo ai cittadini e alle imprese, ai quali si chiede una scelta di legalità, in termini di rifiuto di ricorrere al credito illegale e al sostegno economico della criminalità organizzata – prosegue la titolare del Viminale – lo Stato ribadisce il proprio appoggio e supporto con tutti gli strumenti messi a disposizione dalla legislazione”.

Rompere muro di omertà e denunciare

“Occorre tuttavia agire insieme – ha aggiunto il ministro Lamorgese – per evitare che le vittime dell’usura e delle estorsioni finiscano in una condizione di solitudine e isolamento. Il sacrificio di Libero Grassi non deve essere dimenticato ma deve essere tenuto vivo per rompere quel muro di omertà che è ancora presente in taluni settori della società civile”.

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