Questa notte, i carabinieri della stazione di Ravanusa hanno tratto in arresto un giovane di 15 anni di origine tunisina e denunciato un altro 16enne di origine romena, entrambi residenti nel centro in provincia di Agrigento, ritenuti responsabili dei reati di porto di arma clandestina e ricettazione, nonché per porto di armi od oggetti atti ad offendere.

Nello specifico, la pattuglia mentre era impegnata nel consueto servizio di controllo del territorio, ha sorpreso i due giovani lungo la via Tintoria. Il primo, con al seguito una pistola marca Mauser modello 1934 calibro 7.65 browning con matricola abrasa e relativo caricatore privo di colpi; il secondo, in possesso di un noccoliere e di un disco metallico con 4 lame.

Il 15enne è al centro di prima accoglienza Morvillo di Palermo

Per i fatti appena descritti, dopo le formalità di rito, il 15enne veniva tratto in arresto e, su disposizione della procura della Repubblica presso il tribunale per i minorenni di Palermo, condotto presso il centro di prima accoglienza “Morvillo” di Palermo. L’altro complice, veniva invece denunciato in stato di libertà.

Questa mattina si è tenuta l’udienza di convalida, nel corso della quale l’arresto veniva convalidato e per il minore disposta la permanenza nel centro di prima accoglienza.

Il successivo giudizio di merito, servirà a vagliare le responsabilità dei minori coinvolti, le quali non sono ancora definitivamente accertate.

Fiumi di droga e armi tra Sicilia e Calabria, 61 arrestati

Pochi giorni fa, maxi blitz antidroga della Guardia di Finanza tra la Sicilia e la Calabria. Sono 61 gli arresti delle Fiamme Gialle che hanno scoperto una maxi organizzazione criminale che operava a Messina con la collaborazione della mafia calabrese. Il provvedimento emesso dal Gip di Messina, su richiesta della DDA, ha disposto misure cautelari per 61 indagati, 48 dei quali in carcere, 6 agli arresti domiciliari e 7 con obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria.

Le indagini hanno permesso di ricostruire l’organigramma di una organizzazione che si occupava di traffico di droga sull’asse tra la Calabria e la Sicilia e sono iniziate dopo alcuni approfondimenti investigativi su una delle piazze di spaccio di Messina che si trova nel quartiere Giostra, noto per la significativa presenza di esponenti di spicco della locale criminalità organizzata, anche di matrice mafiosa. Oltre a indagini tecniche, fondamentale è stata la dichiarazione di un collaboratore di giustizia il quale, inizialmente partecipe dell’associazione, si è dissociato dal contesto criminale di appartenenza, consentendo agli inquirenti di ricostruire la fitta rete di relazioni e degli affari illeciti che costituiscono l’attività della associazione.

L’organizzazione vantava di numerosi canali di approvvigionamento della droga. Uno era molto più strutturato degli altri, anche per la frequenza delle illecite consegne, riferibile a soggetti con base operativa a Reggio Calabria e nelle roccaforti ndranghetiste di San Luca e Melito Porto Salvo. Gli indagati usavano sistemi di comunicazione criptati. In piena pandemia, considerate le restrizioni sulla circolazione di mezzi e persone, i fornitori calabresi, al fine di eludere i controlli delle Forze di Polizia e poter beneficiare, nel contempo, di un canale di passaggio prioritario sullo Stretto, usavano ambulanze per andare a Messina.