Il settimanale “L’Espresso” condannato ad un risarcimento per un articolo-inchiesta sulla Lega e che aveva riguardato da vicino anche il deputato siciliano Alessandro Pagano. “La sentenza del tribunale di Caltanissetta finalmente mi rende giustizia e riafferma la verità, condannando il settimanale ‘L’Espresso’ a un risarcimento di 22 mila euro e al pagamento delle spese legali”. Sono le parole del vicecapogruppo della Lega alla Camera, Pagano, spiegando che “nel 2018 il settimanale, in una inchiesta dal titolo ‘Il lato oscuro del Carroccio’, ha tratteggiato dei contesti inesatti e lontani dalla realtà”.

I collegamenti smentiti

“Non risponde alla verità dei fatti – ha evidenziato Pagano – la notizia per cui, durante il mio incarico di assessore alla Sanità della Regione Siciliana, dal 1996 al 1998, una mia parente sarebbe divenuta azionista di una società titolare di una casa di cura di Caltanissetta, di cui invece era proprietaria sin dal 1980. Così come risulta essere privo di fondamento il coinvolgimento nella mia elezione a deputato nazionale di Antonello Montante, ex icona dell’antimafia, all’epoca già raggiunto da un’indagine per concorso esterno in associazione mafiosa”.

“Contento per la fine della vicenda”

“Sono contento della fine di questa vicenda – ha concluso Pagano -, e voglio ringraziare gli avvocati Salvatore Ferrara e Giovanni Gruttad’Auria, che mi hanno assistito e hanno contribuito, con il loro prezioso lavoro, a ripristinare la verità dei fatti”.

Gli altri “guai” di Pagano e il proscioglimento

Pagano era finito anche nel calderone dell’indagine che aveva riguardato Salvino Caputo. L’indagine è quella in cui l’ex deputato regionale Pdl venne chiamato in causa per una presunta truffa elettorale in vista delle regionali 2017. L’avvocato palermitano era incandidabile per la legge Severino, in lista aveva inserito il fratello Mario e fu inserita la dicitura “detto Salvino”. Secondo la Procura l’intenzione era quella di ingannare gli elettori facendo credere che il candidato fosse proprio Salvino. Anche in quell’occasione Pagano si difese a spada tratta e sostenne che da parte della procura di Termini Imerese ci sarebbe stato “un clamoroso errore”. Ed effettivamente il parlamentare venne prosciolto da ogni accusa.

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