“Sono qui oggi quasi come testimone perché l’eccellente lavoro fatto dal collega Luciani non ha bisogno di alcuna integrazione. Sono qui per testimoniare, ed è quasi superfluo, che le conclusioni che saranno oggi formulate non rappresentano il convincimento isolato di un pubblico ministero ma che tutta la Procura di Caltanissetta le condivide”. Lo ha detto il procuratore capo di Caltanissetta Salvatore De Luca nel corso della requisitoria sul processo sul depistaggio delle indagini sulla strage di via D’Amelio che si celebra di Caltanissetta.

Il depistaggio ha coperto alleanze

Secondo De Luca, inoltre, “non si tratta di una frattura rispetto al passato bensì di una lenta e costante evoluzione che ci porta oggi a contestare la sussistenza dell’aggravante di mafia. I plurimi, gravi, elementi depongono tutti nel senso che il depistaggio ha voluto coprire delle alleanze strategiche di Cosa Nostra, che in quel momento riteneva di vitale importanza”.

Le accuse ai tre poliziotti

L’udienza di oggi si concluderà con le richieste da parte della procura per i tre poliziotti imputati nel processo Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo, accusati di calunnia aggravata dall’aver favorito Cosa Nostra. I tre ex appartenenti al gruppo “Falcone-Borsellino” sono accusati di aver indotto, mediante minacce e pressioni, il falso pentito Vincenzo Scarantino a dichiarare il falso per depistare le indagini sulla strage di via D’Amelio.

Scarantino personaggio delinquenziale di serie C

“Tutti sapevano – ha detto De Luca – che Vincenzo Scarantino alla Guadagna era un personaggio delinquenziale di serie C. Parlare di questo gigantesco, inaudito, depistaggio solo per motivi di carriera del dottore La Barbera è la giustificazione aggiornata e rimodulata classica di Cosa Nostra. Non mi dilungo ulteriormente perché il collega Luciani avrà ancora molto da dire e poi mi riservo di fare le conclusioni”

“Scarantino ritrattò già nel 1995”

La ritrattazione del falso pentito Vincenzo Scarantino al giornalista Angelo Mangano è al centro del penultimo giorno della requisitoria del pm al processo sul depistaggio delle indagini per la strage di Via D’Amelio che vede imputati, a Caltanissetta, di calunnia aggravata Mario Bo, Michele Ribaudo e Fabrizio Mattei, i tre poliziotti che facevano parte del pool che indagò sull’attentato costato la vita al giudice Paolo Borsellino e della scorta.

Secondo la Procura Scarantino indotto dai poliziotti ad accusare persone innocenti

Il pubblico ministero Stefano Luciani ha ricordato quando Scarantino, che secondo la Procura sarebbe stato indotto dai poliziotti ad accusare della strage persone innocenti, si mise in contatto con Mangano per confessare che dietro alle sue dichiarazioni c’erano le pressioni della polizia.

La ritrattazione nel 1995, Scarantino disse di essere stato torturato

“Scarantino mi disse – ha raccontato il giornalista ai magistrati in un verbale letto in aula – che era stato torturato, che gli avevano fatto urinare sangue mentre era detenuto a Pianosa, che lui dell’attentato non sapeva nulla e che aveva accusato innocenti”. La ritrattazione avvenne nel 1995. Finita l’intervista con Mangano il cronista ricevette una chiamata dalla questura in cui gli si disse che lo cercava l’ex capo della Mobile Arnaldo La Barbera, all’epoca a capo del pool investigativo che indagava sulle stragi. “Capii che Scarantino era intercettato, altrimenti come avrebbero fatto a sapere della mia intervista?”, ha raccontato Mangano ai magistrati. “In realtà – rivela il pm – Scarantino non era più intercettato, almeno ufficialmente”.

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